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I FUNGHI : il controversi “frutti dell’Ignoranza” … ma certamente frutti, che includono proteine, vitamine D e B12

A cura di Marco Giai-Levra

Spesso la nostra idea di quello che è un frutto non coincide con la definizione reale di quello che un frutto è, cioè semplicemente uno “sporoforo”, ossia una polpa vegetale portatrice di semi, detti anche spore. Di conseguenza molti vegetali chiamati normalmente ortaggi o in altro modo possono a tutta ragione essere chiamati anche frutti, in quanto lo sono (es. pomodori, zucchine, cetrioli, ecc.)

reishi

Ganoderma Lucidum o Reishi o Fungo dell’Immortalità

Tra questi vegetali-frutti, in questo articolo, mi voglio occupare del più controverso dei frutti, perlomeno nell’essere ritenuto tale: i funghi. Io li chiamo i “frutti di Sottoterra” e di seguito spiego il perchè, collocandoli anche nei Guna ayurvedici, cioè nella classificazione delle tre influenze materiali che suscitano in chi se ne ciba, alterandone lo stato d’animo, nonchè nell’ambito dei cinque elementi materiali che elargiscono (Etere, Aria, Acqua, Fuoco, Terra).

Si vanno a delineare NUOVI PARAMETRI DI VALUTAZIONE DAL PUNTO DI VISTA CRUDISTA, e si va a concludere che i funghi che possono essere considerati dei frutti adatti all’uomo sono SOLO i funghi che ho denominato “Funghi Superiori” come il Boletus Edulis (e pochissimi altri), che ha le caratteristiche del Simbionte, cioè vive in simbiosi con la pianta che lo ospita. In tale simbiosi entrambi le parti ne traggono vantaggio. Al contrario gli “altri funghi” considerati normalmente commestibili, poco saporiti, insipidi e senza profumo hanno caratteristiche saprofitiche o parassitarie, che vanno a danneggiare o a uccidere la pianta. Tali funghi Non-superiori vanno evitati.

LE VARIETA CHE REPUTO SUPERIORI IN BASE ALLA MIA ESPERIENZA E ALLE VIRTU’ ELENCATE NELLA LETTERATURA SONO:

  • BOLETUS (tutte le varietà)
  • OVULI (tipo Amanita Caesarea)
  • REISHI secco in polvere, chiamato da secoli fungo dell’immortalità in Cina. E’ il fungo medicinale più famoso.
  • Altri funghi notoriamente medicinali, testati anche scientificamente: INONOTUS OBLIQUUS (Chiaga), HERICIUM ERINACEUS (criniera di leone), TRAMETES VERSICOLOR (coda di tacchino)

Sui boletus e ovuli garantisco (ricordo sempre che specie diverse hanno sapori molto differenti).

Funghi da considerarsi “Commestibili non-dannosi”, ma NON-superiori sono i Portobello e i Cardoncelli. Comunque il fatto che siano “buonini”, ma non ottimi come i porcini, porta la persona non desiderarli spesso in modo naturale, ma solo saltuariamente, forse quando c’è una carenza dell’elemento Terra.

Gli altri, almeno le specie che si trovano commercializzate in Italia, io li eviterei.

IL FUNGO È UN FRUTTO? SI
I funghi sono dei frutti? Il fungo Porcino è un frutto?
Che cos’è veramente un frutto?
La definizione di frutto che trascende tempi e mode è simile alla definizione biblica, cioè “ogni frutto-pianta che porta seme seminante”, intendendo ogni tipo di polpa vegetale che contiene un seme o più semini. Quindi, al di là delle speculazioni mentali effettuate in tempi, luoghi, culture, mode e circostanze diversi (che lasciano sempre il tempo che trovano), ogni frutto deve rispondere alle seguenti caratteristiche logiche e immutabili nel tempo:
-essere polpa vegetale che porta e nutre un seme o più semini, e ne è oggetto di dispersione (SPOROFORO o “portatore di semi”)
-essere commestibile da crudo, senza l’ausilio del Fuoco e della sua trasformazione chimica
-avere un sapore appetibile
-avere un odore appetibile
-avere un colore gradevole o che attira l’attenzione

-se è un frutto, quando viene raccolto non provoca mai la morte della pianta che lo porta (CARPOFORO o “che porta il frutto”)

Per essere un frutto deve obbligatoriamente rispondere anche solo alla prima caratteristiche, mentre le altre caratteristiche servono per valutare se questo frutto è più o meno adatto alla specie umana. Tanto più sono accentuate queste caratteristiche e tanto più il tipo di frutto è adatto all’essere umano.

porcini

Alla luce di queste caratteristiche: i funghi sono o non sono dei frutti? SI.
Essi sono infatti i frutti del micelio, una pianta sotterranea che ha una forma filamentosa, e che “porta” o  sostiene il “carpo” o frutto, cioè il fungo stesso sopraterra. Il fungo è lo sporoforo o portatore di spore (o semi, derivante da sperma-spargere), il micelio è il carpoforo o portatore di frutti. Pertanto il fungo è polpa vegetale che contiene semi. Le spore sono migliaia semini, anche se anno un carattere diverso rispetto ai semi degli altri frutti: essi non gemogliano ma si comportano come saprofiti, parassiti o simbionti rispetto al terreno o substrato in cui crescono.

Consolidata e compresa la nozione che i funghi sono frutti bisogna certamente dividerli in categorie: quelli commestibili e quelli velenosi o non-commestibili.
Tra i commestibili poi possiamo ulteriormente suddividere in: funghi superiori o più adatti all’essere umano e funghi inferiori, cioè commestibili ma poco adatti o appetibili per la specie umana.

Vediamo le altre caratteristiche sopra citate che caratterizzano qualsiasi frutto:
-Il fungo è commestibile da crudo? SI.
Ovviamente le specie commestibili e questo diventa tanto più vero quando ci rivolgiamo ai funghi superiori (Boletus edulis, Reishi, ecc.). Ricordiamo che esiste una forma di cura con i funghi chiamata MICOTERAPIA.
-Il fungo ha un sapore appetibile da crudo e scondito? Solo i funghi “superiori” SI.
Ad esempio i porcini
da 45 euro al kg SI, sono molto appetibili, succosi e dolciastri anche da crudi. Mentre quelli “inferiori” risultano poco adatti all’uomo, in quanto non gustosi da crudi, ma a volte addirittura dal sapore cattivo o che provoca bruciore, anche tra le specie considerate normalmente commestibili (che con questi nuovi criteri non sarebbero da considerarsi tali).
-Il fungo ha un odore appetibile? Idem come sopra, se si tratta di specie “superiori” come il Porcino Boletus Aereus o varianti, diresi di SI.

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Boletus Aereus

-Il fungo ha un colore gradevole alla vista: SI.
Basta osservare le foto in questo articolo.
-Cogliere il fungo provoca la morte del micelio o IFA? NO.
Tale pianta filamentosa vive nel terreno o substrato per sempre, fino a quando non si verificano condizioni che ne causano l’essiccazione.

Con il termine ife si indicano i filamenti unicellulari o pluricellulari, uninucleati o polinucleati di forma cilindrica allungati, che disposti uno sull’altro formano il micelio, ovvero il corpo vegetativo dei funghi.

ifa
IFE

CONCLUSIONI: Il fungo è un frutto, e tra questi quelli adatti all’uomo sono in modo particolare i funghi “superiori” come i porcini o il mitico “Reishi” chiamato anche il “fungo dell’immortalità” da secoli nella medicina tradizionale cinese. I funghi superiori sono i veri frutti adattati all’uomo, tra i funghi disponibili e commestibili.

Tutte le altre sono interpretazioni, vuoi botaniche o micologiche, che cambiano anche a distanza di pochi anni, alternando teorie e ipotesi. La cosa che rimane invariata è che il fungo è l’apparato vegetale che porta in sè i semi o spore, pertanto è da considerarsi un frutto senza alcun dubbio.

porcini2

PRO:

  • apporta minerali, materiale per muscoli, ossa, pelle
  • vitamina D
  • Vitamina B12 (*)
  • stabilità fisica, radica al terreno apportando l’elemento Terra
  • è una buona fonte di proteine appaga il palato con il gusto “Umami” o squisito con una polpa che risulta carnosa
  • SE ESSICCATO TUTTI I NUTRIENTI SI MOLTIPLICANO PER 9 VOLTE

PRO da Micoterapia:

  • Potenzia il sistema immunitario
  • Mantenere sani livelli di pressione sanguigna
  • Mantenere livelli sani di colesterolo
  • Migliorare la digestione
  • Migliora la resistenza respiratoria
  • Mantenere una vista e un’udito sane
  • Rallenta il processo di invecchiamento
  • Ridurre lo stress e l’ansia

(* )VITAMINA B12: The fruiting bodies of black trumpet (Craterellus cornucopioides) and golden chanterelle (Cantharellus cibarius) contained higher levels of Vitamin B12 (1.09–2.65 μg/100 g dry weight) [Vitamin B12-Containing Plant Food Sources for Vegetarians – NCBI, In questo studio è stata certificata la presenza di alti livelli di Vitamina B12 in queste 2 varietà, vedi foto sotto]

Craterellus_cornucopioides_trombetta dei morti

Craterellus cornucopioides o Trombetta dei Morti o Black Trumpet

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Cantharellus cibarius o Gallinaccio o Golden chanterelle

CONTRO:

  • in eccesso può intossicare
  • in eccesso può portare Illusione nei pensieri e abbassare le vibrazioni mentali offuscando lo Spirito.
  • alcuni vecchi studi dicono che la presenza di una tossina chiamata Agaritina può essere cangerogena (che dovrebbe essere distrutta dal calore di una cottura molto lunga), ma studi più recenti smentiscono in realtà quelli precedenti (**)

(**) Uno studio molto recente ha dimostrato che l’agaritina estratta dal fungo Agaricus blazei ha un’attività antitumorale se diretta contro le cellule tumorali leucemiche in vitro che è in contrasto con l’attività cancerogena precedentemente attribuita a questo composto. Si conclude che non c’è una reale evidenza di cangerosità dei funghi crudi nei modelli umani e animali. -Questa tossica viene minimizzata anche da essicazione o congelamento NdR-

Etimolgia dei termini micologici:
SPORA=seme, da sperma, spargere, portare o seminare.
FUNGO=spugna, qualcosa che trattiene o che porta qualcosa, Fumgum-Fungi-Spongos
CARPOFORO=portatore di frutti, Carpos-frutto + Sphòros-portare
SPOROFORO=che porta spore o semi

L’INFLUENZA DEI FUNGHI SU MENTE E SPIRITO: CIBI E FRUTTI SOTTO L’INFLUENZA DEI TRE GUNA AYURVEDICI
I funghi fanno parte dei “frutti di sottoterra”, e se di qualità apportano i minerali e l’elemento “Terra” a corpo/mente. Sulla mente ha un effetto “groundizzante”, terrestre, cioè di radicamento. L’influenza materiale indotta nella mente è Tamas o Ignoranza, letargia o illusione, nell’estremizzazione negativa diventa pazzia. Ma questo per i funghi comuni tipo chiodini, finferli, prataioli che infatti non hanno un sapore appetibile da crudi e sconditi (condizione che ne determina la qualità). I “funghi superiori” si collocano ayurvedicamente, a mio avviso, tra Tamas-Ignoranza e Rajas-Passione, influenzando la mente in questo sens0, specialmente se sono anche essiccati.

Tutte le azioni dell’uomo, così come tutti i cibi sono, secondo i Veda, sotto l’influenza dei tre Guna, ossia  le tre influenze della natura materiale: Virtù (Satva), Passione (Rajas) e Ignoranaza (Tamas), relazionate rispettivamente con senso di felicità, sofferenza e illusione/letargia.

Tutte i vegetali crudi e succosi che crescono sopra-terra sono considerati genericamente sotto l’influenza materiale della Virtù, quelli secchi e troppo speziati sono sotto l’influenza della Passione e quelli cotti, vecchi, decomposti, stagionati e che crescono sotto-terra sono sotto l’influenza dell’Ignoranza. La Virtù porta all’elevazione e allungano la vita, la Passione porta alla sofferenza e alla malattia, e l’Ignoranza porta alla letargia, all’illusione, alla pazzia e alla morte.

Ma tutto si può suddividere in ulteriori sottoinsiemi all’infinito, come in un frattale. Così nell’insieme Virtù dove risiedono i vegetali crudi si possono fare delle ulteriori e più precise classificazioni, cioè Virtù totale, Virtù-Passione e Virtù-Ignoranza, cioè una scala in cui la Virtù è completa opppure si sposta verso l’Ignoranza.

I frutti “aerei” o superiori, sotto l’influenza ayurvedica della Virtù o Satva, influenzano la mente umana in questa direzione. Sono la frutta dolce e succosa, acida e semi-acida arborea.

I frutti ortaggi che l’uomo coltiva, generati dalla Passione-Rajas-Azione-Fuoco, sono frutti che portano Fuoco/Passione/Rajas e anche un po’ di Terra/Ignoranza/Tamas. Inducono l’uomo ad attivarsi e a muoversi, e concepire attività. Sono questi i frutti di Terra o striscianti.

A questi si può aggiungere per estensione il frutto più controverso, che normalmente non viene considerato neanche un frutto: i funghi, che è polpa vegetale contenente semi o spore. E’ il frutto di una pianta-filamento sotterranea: il micelio. Tuttavia ha caratteristiche differenti dai suoi “più elevati parenti”, i frutti “striscianti”(fruttortaggi) e quelli “celesti-aerei” (frutti da albero). Infatti i semi -le spore- hanno un carattere parassitario, non hanno la classica funzione di germogliare e basta.

Questi normalmente non sono per niente appetibili, inducono basse frequenze mentali sotto l’influenza di tamas-ignoranza e a lungo andare possono ostacolare il percorso spirituale.

Ma tra questi “frutti di (Sotto)Terra” quelli che più hanno virtù e appetibilità sono quelli che maturano più lentamente, come i porcini che possono impiegare fino a 15 giorni in determinate condizioni e altitudini. Si tratta quindi di frutti diversi da quelli che si sviluppano e muoiono in 1-2 giorni. Ci sono poi dei funghi come il Reishi o “fungo dell’immortalità” che matura anche in diversi anni. Essi sono usati come medicinali.

porcini3

Sono la chiara rappresentazione dell’elemento Terra, e se il corpo è squilibrato e deprivato di questo elemento, questo frutto -con moderazione- può apportare minerali e nutrienti utili, soprattutto i funghi “più virtuosi”, cioè quelli che maturano in molti giorni, mesi o anni.

Non è sicuramente il frutto ideale o elettivo dell’uomo, ma in taluni casi può essere utile per il corpo fisico, quando appunto l’elemento TERRA scarseggia nel corpo grossolano o nella mente (instabilità).

L’elemento TERRA (relazionato con l’influenza materiale chiamata TAMO-Guna o IGNORANZA-ILLUSIONE) apportato in questo caso dai funghi conferisce laddove c’è una carenza di tale elemento:
– Materia e minerali per tessuti, ossa, muscoli, capelli e denti
– Stabilità mentale e emotiva
(se non assunto in eccesso)
– Forza fisica e resistenza

Quando l’elemento TERRA è in eccesso si ottiene invece:
– Eccesso di materia nel corpo che si trasforma in muco dannoso e patogeno
– Illusione mentale, o arrivare a concepire conclusioni fuorvianti e sbagliate pur essendo convinti che siano giuste
– Pazzia, o il fissarsi in pensieri malsani

porcini4CIBO PROIBITO DAGLI SPIRITUALISTI? CONCESSI DA SRILA PRABHUPADA
Normalmente i funghi “generici”
, cioè non distinguendo tra Superiori o inferiori, sono banditi nell’induismo dai Vaishnava (cioè gli adoratori di Krishna-Vishnu).

Tuttavia questa potrebbe essere un’interpretazione di antiche istruzioni rivelate su tempi e luoghi diversi. Anche perchè può darsi che in India non esistano funghi così pregiati come i Porcini europei.

A questo proposito Srila Prabhupada afferma in una lettera rispondendo a un suo discepolo che chiedeva spiegazioni: ” I funghi non sono generalmente offerti, ma non vi è alcun divieto, non vi è alcun danno in loro.
Lettera a Harer Nama – Los Angeles, 1 dicembre 1968

Poi in una altra lettera spiega perchè di solito non vengono offerti a Krishna: ” … Poiché i funghi crescono in un posto sudicio, di solito non vengono offerti a Krishna. …”
Lettera a Himavati – Delhi, 17 novembre 1971

Questo signifca che in determinati tempi, luoghi e circostanze si possono offrire a Krishna, deducibilmente qui in Europa dove i funghi Porcini sono considerati un cibo di prima classe per il loro sapore e per le loro proprietà, pertanto degni di essere inclusi tra gli alimenti “offribili” alla Divinità.

Nel Jainismo ad esempio sono vietati perchè secondo loro, avendo un carattere parassitario verso altri organismi o piante, vengono considerati violenti.

Nell’Islam i funghi vengono considerati da molti “Haram” o peccato in quanto nel medio Oriente non c’è questa abitudine alimentare. Tuttavia Maometto (Pace du di lui) ha detto che il fungo è una buona cura per gli occhi, serve anche come una forma di controllo delle nascite e arresta la paralisi.  Diverse Hadith riportano simili affermazioni:
“Il fungo è di al-Mann, e la sua acqua è una cura per gli occhi “. (Sahih al-Bukhari, 5381)
Altri studiosi Corano, Bibbia e Torah li associano alla Manna per alcune caratteristiche.

Il grande maestro di Hadith (hafidh), l’Imam Ibn Hajar al-Asqalani fornisce due interpretazioni per la dichiarazione del Profeta (Pace su di lui): “Il fungo viene da al-Mann” nella sua monumentale Fath al-Bar:

  • Si riferisce agli al-Mann e Salwa che furono mandati giù sulla gente di Sayyiduna Musa (pace su di lui) Banu Isra’il come una ricompensa di Allah l’Altissimo.
  • al-Mann è dalla radice della parola imtinan, che significa benedizioni, benevolenza e grazia, il che significa che il fungo è un dono di Allah l’Altissimo, in quanto cresce dopo la pioggia senza dover fare alcuna agricoltura. (Vedi: Fath al-Bari, 10/202)

FUNGHI DIVINI O MAGICI E MEDICINALI – CURIOSITA’
Oltre al già citato Reishi dai poteri guaritori miracolosi ci sono anche degli studiosi che associano il mitico SOMA (cibo divino, nettare) dei Veda con dei particolari funghi psichedelici come l’Amanita Muscaria.

Amanita_muscaria_crop

Amanita Muscaria


Nel 1968, Gordon Wasson espose il concetto che questo fungo era la “pianta” che si chiamava Soma, nel suo ormai molto citato “Soma, Divine Mushroom of Immortality”. Wasson riteneva che il Soma fosse il fungo che veniva utilizzato nelle cerimonie religiose, oltre 4000 anni fa, prima dell’inizio della nostra era cristiana, dalle persone che vengono definiti gli “Ariani”.
Wasson credeva anche che le proprietà allucinogene dell’A. Muscaria fossero la causa dell'”estasi” descritta nel Rig Veda, il libro sacro più antico degli indù.

Esiste anche un affascinante articolo accademico pubblicato nel 1995 sul Journal of Ethnopharmacology intitolato “Soma Siddha e illuminazione alchemica: funghi psichedelici nella tradizione buddista” (Soma siddhas and alchemical enlightenment: psychedelic mushrooms in Buddhist tradition), di Scott Hajicek-Dobberstein.

fungo buddha
Lo studio prende in esame alcuni dei testi della tradizione buddista tibetana, in particolare la raccolta conosciuta come le storie degli ottantaquattro Siddha, scritti come testi in lingua tibetana nell’XI o nel 12 ° secolo d.C. da antiche tradizioni orali, e descrivendo le vite di ottantaquattro “adepti” o cercatori conosciuti come siddha.

In queste storie, l’autore crede di trovare numerosi riferimenti allegorici all’uso di funghi psichedelici, tra cui leggende di mangiare torte di pane in equilibrio sulla punta di un ago, visioni di una bella donna che emerge da una betulla, ma solo dalla vita in su (forse per incarnare il fungo, che si erge solo su una gamba e che secondo alcuni analisti della sacra tradizione dei funghi ha una relazione simbiotica con la betulla), e riferimenti a esseri o demoni o divinità con un solo occhio ( ricorda anche il fungo, come si può vedere nella immagine sopra) – tra molti altri troppo numerosi da elencare qui.

È interessante notare che l’arte buddista del Tibet a volte raffigura bodhisattva seduto di fronte a un grande anello simile ad un alone che contiene linee ondeggianti che suggeriscono molto la vista da sottodi una cappella di un fungo, con le linee radianti che ricordano le branchie del fungo stesso.

I monaci buddhisti Shaolin e inventori del Kung Fu utilizzano da secoli piante e funghi medicinali, tra cui il fungo chiamato CHAGA che parassita più che altro alberi di betulla, ma anche quercie, faggi e pioppi.

 

chaga-tea
Inonotus obliquus o Chaga

Viene ritenuto un tonico estremo e presenta un colore nero provocato da un’enorme quantità di melanina. Viene considerato anti-tumorale, sebbene provochi un tumore alla pianta che parassita.

In molti templi orientali di monaci buddhisti vengono cucinati i funghi Shiitake  dalle conclamate proprietà medicinali (trascritto foneticamente in italiano e pronunciato SCIITAKE).

Shiitake_mushroom

Shiitake

Secondo svariati studi scientifici questi funghi danno i seguenti benefici:

  • combattono l’obesità, rallentando l’assimilazione dei grassi e conferendo una sazietà aumentata dal B-Glucano
  • aumenta l’autoimmunita e fornisce importanti vitamine e minerali
  • distrugge le cellule tumorali
  • creano uno sttrato di supporto nelle pareti venose che favorisce la salute della pressione sanguigna regolarizzandola
  • interferiscono con la produzione di colesterolo nel fegato, riducendolo

Nell’Islam come menzionato nel paragrafo precedente c’è chi considera e associa  i funghi alla Manna, ritenendoli una benedizione di Dio e un cibo che arriva dal Paradiso, quindi con proprietà benefiche e sovrannaturali.

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IL CIBO PREFERITO DAL GORILLA PIÙ LONGEVO DEL MONDO SONO I POMODORI!!!

IL CIBO PREFERITO DAL GORILLA PIÙ LONGEVO DEL MONDO SONO I POMODORI!!!

A cura di Marco Giai-Levra (scritto nel 2015, il gorilla Colo è morto nel 2017, ed è vissuto dal 22 dicembre 1956 al 17 gennaio 2017)

Incredibile ma vero!!! Il gorilla più longevo del mondo, nato in cattività e residente nello zoo di Columbus (Ohio, USA), ama il frutto-ortaggio solenacea coltivato dall’uomo, e lo preferisce a qualsiasi altro cibo. La grande scimmia è un esemplare femmina e si chiama Colo.

Colo, nata il 22 dicembre 1956, ha festeggiato il suo 58° compleanno nel 2014. Al momento ha superato in longevità l’esemplare chiamato Jennifer che era nata in natura. Naturalmente questa considerazione si basa solo sul limitato numero di gorilla naturali presi in esame.

Secondo lo yogi Yogananda il pomodoro conferisce forza mentale, determinazione e alimenta il cervello, accentuando il suo effetto grazie al colore rosso che immette nel corpo l’elemento Fuoco (Azione), e soddisfacendo il palato grazie all’alto contenuto di glutammato di sodio naturale, che provoca le sensazioni derivanti dalla soddisfazione del gusto fondamentale chiamato Umami (il saporito o lo squisito, in giapponese). Sulla lingua ci sono dei recettori appositi per il gusto Umami. Naturalmente questo è salutare fino a che si trae da fonti assolutamente naturali e non trasformate.

gorilla pomodoro colo longevità solenacee

Colo, il primo gorilla nato in uno zoo, ha festeggiato il suo 56 ° compleanno il 22 dicembre 2012, con suo cibo preferito, i pomodori

Il glutammato di sodio chimico aggiunto a tutti i prodotti commerciali per renderli una potente droga è da considerarsi altamente dannoso. A causa di questo composto il cosiddetto “cibo spazzatura” assume un sapore “libidinoso” che cattura la mente umana e la fa vibrare a basse frequenze, accecandola soprattutto spiritualmente.

Ritornando al topic è interessante notare con una grande scimmia antropomorfa, avendone la scelta, preferisca un frutto tra gli ortaggi come il pomodoro rosso maturo. Che abbia immesso nell’animale una Coscienza psichica più virtuosa?

Sappiamo dai Veda che gli alimenti Satvici (virtuosi, frutta, alimenti freschi, succosi, vegetali, nutrienti, dolci) rendono felici e allungano la durata della vita.

Ironia della sorte, nelle foto che ritraggono Colo nel suo 56° compleanno nel 2012 sebra che ella sorrida. Per la longevità, è notevole la sua età, visto che si crede che l’età media dei gorilla si aggiri intorno ai 37 anni.

colo gorilla longevo longevità pomodoro solenacee

Colo, una femmina di gorilla di pianura occidentale, è il gorilla più longevo di qualsiasi zoo e del mondo tra quelli conosciuti

Quindi trattiamo con rispetto e non sottovalutiamo un frutto come il pomodoro, che a volte viene visto dai neo fruttariani come un frutto di serie B. Ma spesso questa omissione determina poi l’impossibilità di perseguire la via di questo regime alimentare.

Alla faccia della dieta macrobiotica che vorrebbe che si eliminassero tutte le solenacee, quando poi mangiano cibi non commestibili allo stato naturale e senza cottura, come legumi, cereali, farine, ecc. Ecco la dimostrazione di quanto di sbagliano!

Nota aggiuntiva in difesa dei pomodori

Spesso si legge che i pomodori sono tossici, che contengono nicotina, che creano dipendenza, ecc. … e anche molto peggio anche se si ascoltano le teorie macrobiotiche, teorie che vengono annientate se osservate dal punto di vista crudista e fruttariano.
In realta solo il fusto e le foglie sono tossiche e le eventuali parti verdi. Solo nelle parti verdi del frutto c’è un’alta percentuale di solanina, la quale abbassa la sua concentrazione fino a tendere a zero nel momento in cui il frutto matura e diventa completamente rosso. I pomodori maturi crudi non sono affatto tossici e la quantità di nicotina (niacina o acido nicotico) è abbastanza irrilevante.  A questo proposito riporto le seguenti importanti affermazioni tratte dal libro “La chimica degli alimenti” di Cabras Paolo e Martelli Aldo:

 “Il contenuto di nicotina di una sigaretta è di 8-9 mg e la quantità assorbita è di circa 1 mg. Fonti alimentari di nicotina sono melanzane, pomodori, patate e the e 1 mg di nicotina è contenuto in 10 Kg di melanzane e 20 Kg di pomodori”.

Quindi a quanto pare per assorbire la stessa quantità di nicotina di una sigaretta bisogna mangiare 20 Kg di pomodori! 🙂

A me i pomodori creano dipendenza … ma solo perchè sono troppo buoni!! 😀

colo ohio gorilla longevità pomodoro solenacee

Più di 50 anni fa: Colo, allo zoo di Columbus, Ohio, è stato il primo gorilla a sopravvivere nascendo in cattività

colo gorilla test intelligenza attitudinale psicologico pomodoro longevità

Il cucciolo Colo viene sottoposto a un test psicologico e attitudinale

Colo bagno lavato gorilla longevità pomodoro solenacee primate primato

Il cucciolo Colo viene lavato.

HEY FRUTTARIANO, MA TU MANGI FRUTTA FUORI STAGIONE?!? ECCOME!!! … E CI MANCHEREBBE ALTRO CHE NON LO FACESSI!!!

HEY FRUTTARIANO, MA TU MANGI FRUTTA FUORI STAGIONE?!? ECCOME!!! … E CI MANCHEREBBE ALTRO CHE NON LO FACESSI!!!

a cura di Marco Giai-Levra

Sempre e solo frutta di stagione, biologica e km 0??? Si certo, ma solo se vivessimo nell’ambiente tropicale naturale per la specie umana!!!

summer-seasonal-fruit-and-vegetables

Stagione, clima, luogo, Km 0 sono argomenti che vanno considerati da diversi punti di vista. Ma prima di tutto ci sono degli assiomi che vanno accettati come conseguenza della loro evidenza logica. Se seguite il ragionamento potrete entrare in quest’ottica.

Per cui, posto che:

  • l’essere umano fa parte della famiglia di Primati detti “ominidi”, così come le grandi scimmie antropomorfe.
  • uno studio del 1978 del paleantropologo Alan Walker dell’Università John Hopkins in Maryland (Pensilvania), esaminando i microsolchi sulla dentatura dei nostri antenati genetici (ominidi) di 12 milioni di anni fa, ha evidenziato che essi si nutrivano esclusivamente di frutta cruda raccolta, vivendo in un clima tropicale e in un periodo precedente alle ultime glaciazioni.
  • anche se gli esseri umani si sono adattati a pratiche alimentari onnivore e carnivore, le nostre caratteristiche anatomiche e fisiologiche non sono cambiate rispetto a quelle di quelli ominidi di 12 milioni di anni fa, quindi abbiamo ancora la stessa dentatura e gli stessi succhi gastrici, nonchè lo stesso sistema digestivo.
  • il sistema digestivo umano, in quanto ancora identico a quello di quegli ominidi, si è quindi rivelato adatto a una dieta di frutta e vegetali crudi per oltre 12 milioni anni, e non è cambiato di una virgola.
  • qualche migliaio di anni di dieta aberrante non ha cambiato le caratteristiche e le esigenze alimentari per la salute ottimale della nostra specie. Secondo la scienza ufficiale il fuoco è stato scoperto dall’uomo circa 1 milione di anni fa e controllato “solo” da 300000 anni (e il nostri denti, succhi gastrici e sistema digestivo non si sono modificati o traformati per questo motivo).
  • uno studio effettuato sui gorilla di montagna nello zoo di San Diego, a cura del noto biologo George Schaller, ha dimostrato che anche le grandi scimmie antropomorfe sono frugivore al 100% se l’ambiente e le condizioni climatiche non lo impediscono.
  • l’uomo ha un patrimonio genetico identico alle grandi scimmie antropomorfe per oltre  il 95-98%, le quali alla luce dello studio di Schaller, sono da considerarsi, frugivore al 100% se l’ambiente lo consente.

Ne consegue che:

  • l’essere umano è stato progettato dalla Natura o da Dio per nutrirsi esclusivamente di frutta cruda e scondita, immerso in un naturale clima tropicale o sub-tropicale. Tutti i climi e i luoghi diversi da un ambiente tropicale sono adattamenti e non sono naturali per la nostra specie (quindi potenzialmente dannosi).
  • l’essere umano immerso in Natura nel suo habitat specifico, possiede come unico strumento naturale di valutazione il senso del gusto, allo scopo di decidere se un cibo è adatto o non adatto a lui. Questo strumento pertanto va utilizzato in modo naturale, senza cotture e condimenti i quali distruggono parzialmente i nutrienti e falsano l’esito perchè operano un “mascheramento percettivo”.
  • il senso del gusto decostipato dai condimenti ci indica quindi quale cibo contiene i nutrienti utili per il nostro corpo in quel momento specifico (gustoso=pieno di nutrienti utili, insipido=privo di tali sostanze), tarato su alimenti naturali e crudi, non alterati nel gusto e nella sostanza dal processo chimico della cottura.
  • il senso del gusto naturale di dice quali cibi naturali e non elaborati sono di qualità o meno in modo inequivocabile, e NON il km 0, il biologico o la stagionalità prodotta da una terra e da climi inadatti alla specie umana.
  • tutto quello che non è commestibile da crudo non è il cibo naturale e specifico per la specie umana, quindi dannoso.
  • tutto quello che non è appetibile o è insipido, anche se commestibile da crudo, è un cibo poco o non-adatto all’uomo (potenzialmente dannoso).
  • farinacei, cereali, grani e legumi secchi consumati tutto l’anno sono da considerarsi cibi non commestibili allo stato naturale crudo, per cui adatti allo stomaco trituratore degli uccelli granivori ma non all’essere umano.
  • farinacei, cereali, grani e legumi secchi cotti per ore a migliaia di gradi sono da considerarsi cibi morti e ALTAMENTE FUORI STAGIONE.

Seguire la stagionalità QUI può avere quindi poco senso, perché ad essere contro natura sono in realtà il clima e il territorio che non sono adatti all’essere umano, specificatamente adatto solo a un clima tropicale, dove può raccogliere i cibi crudi irradiati dal Sole, e lui stesso nutrirsi di Sole, ingrediente principale. Essendo noi nel posto e nel clima sbagliati, ossia lontano da quello per cui Dio o la Natura ci hanno progettati, ci troviamo a convivere con le cose che ci offre questo posto inadatto all’uomo.

Km 0 e stagionalità QUI possono voler dire molto poco. Il ragionamento è ancora più accentuato se i prodotti a Km 0, bio o di stagione sono di scarsa qualità, cosa che si testa unicamente e inequivocabilmente con il nostro senso del gusto a “crudo e scondito”. Non c’è altro modo. La qualità di un frutto si valuta unicamente assaggiandolo crudo e scondito, indipendentemente dalla stagionalità o dall’importazione. L’appetibilità del gusto percepito indica le sostanze utili al nostro corpo, che esso stesso individua, solo nei cibi naturali e non cotti o elaborati..

Poichè in base alla logicità di quanto sopra esposto e sintetizzato noi viviamo in un luogo e in un clima sbagliati, comprare cose di serra o importate risulta quasi doveroso. Questo è il motivo per cui “biologico” o “km 0” o “di stagione” non sono affatto dei fattori univoci, eterni o inalterabili, in quanto ci troviamo nella situazione più sbagliata e innaturale: il nostro clima specifico è quello intertropicale.

Se ad esempio si assumono carote biologiche a km 0 o di stagione che in maniera naturale (“crude e scondite”) sanno di sapone oppure sono insipide, si va a provocare un vero e proprio danno al corpo introducendo del materiale scarso e privo di sostanze utili, che il nostro senso del gusto usato in modo naturale “boccia” letteralmente (se ci fossero nutrienti utili, al contrario, il nostro “sensore” del sapore ci farebbe percepire l’ortaggio come appetibilissimo, in virtù di questa modalità di assunzione naturale). Pertanto in questo caso è molto meglio mangiare frutti di serra, importati o non-bio, ma che sono “cibo vivo” (crudo o “non-cotto”) e che vengono percepiti come squisiti, segno inequivocabile che contengono ciò che serve al nostro fisico in quel preciso momento.

Dobbiamo saper considerare la “filiera corta” anche da un altro punto di vista: importando frutta esotica via aerea, in realtà portiamo verso di noi una percentuale di clima e ambiente naturali adatti alla specie umana. Per cui io in questi 4 anni di fruttarianismo mi sono sempre avvalso di prodotti importati da altre zone il cui clima è adatto all’essere umano. Siamo noi che dovremmo essere lì. Ma per tamponare nel frattempo, ci facciamo solo del bene a importare mango, datteri, avocado ecc. Per cui importando frutti che sono di stagione -la stagione giusta per l’essere umano- da un altro luogo, si importa benessere e una parte di naturalità in cui dovremmo essere immersi per 365 giorni all’anno.

Riguardo ai prodotti italiani, ma di serra, dobbiamo considerare che sono sempre “cibo vivo” quindi con il 100% di  nutrienti vivi e attivi, quando percepiti appetibili “crudi e sconditi”.

Ricordiamoci anche che cibi come farine di qualsiasi tipo, farinacei, cereali e legumi non solo non sono commestibili e appetibili allo stato naturale “crudo e scondito”, ma sono anche altamente fuori stagione, oltre che elaborati e cotti a migliaia di gradi per ore. Sono cibi vecchi di mesi o anni, morti, così come i sottolio e i sottaceto. Dove’è la vita in questi cibi? Non c’è.

Il cibo carico di forza vitale o di Prana è quello saporito, succoso, nutriente, vivo e crudo, e se prodotto da una serra sempre vivo è, ed è sempre da preferirsi cibi morti, cotti o non commestibili allo stato naturale.

Se poi uno ha la possibilità di avere cibo di stagione crudo che è anche appetibile e saporito allora è il massimo. E se in aggiunta a questo si vive anche in un clima tropicale…. beh, allora avete ritrovato il perduto Paradiso dell’Eden!!!

QUI TROVI IL MIGLIOR LIBRO IN ITALIANO SULL’ALIMENTAZIONE PRANICA E SUL DIGIUNO:

Qui è possibile acquistare la versione cartacea in italiano del libro di Joachim “LSWF (Life-Style Without Food) ovvero lo stile di vita senza cibo”: www.inediatotale.altervista.com

Ushnodaka Therapy, l’acqua ayurvedica: il segreto del bere acqua calda o precedentemente bollita, provvidenziale anche per crudisti e fruttariani!!!

Un prezioso segreto Ayurvedico di perfetta salute, bellezza e equilibrio: Ushnodaka Therapy, cioè la regolare abitudine di bere acqua calda o tiepida per tutta la giornata. Rafforza la digestione, allevia il bruciore di stomaco, favorisce la perdita di peso, facilita la decostipazione dovuta a raffreddore, tosse, febbre, e disintossica il corpo.

Immette l’elemento Fuoco-Agni nel corpo, se assunta calda, tiepida o raffreddata in seguito, matenendo questa qualità (l’intelligenza sottile del Fuoco) per una giornata. La maggior parte dei problemi o malattie sono causati da costipazione da muco e tossine, dovuti alla natura di cibi innaturali, oppure al cibo non-digerito. Quindi anche il cibo sano, se non digerito, intossica l’organismo.

Questa intelligenza dell’Essere Celeste (Deva, essere dei cieli o Luminoso) del Fuoco (Agni) rimane nell’acqua fino al calare delle tenebre, anche se viene fatta raffreddare in seguito. Di notte gradualmente il Deva del Fuoco abbandona il fluido e l’acqua torna alla sua normale Natura raffreddante. Per immettere Agni bisogna far bollire l’acqua senza nessun coperchio per almeno 20 minuti, provocando una diminuzione di volume per evaporazione. Potra essere assunta calda, tiepida o fatta raffreddare.

acqua calda

Il fattore che fa  la differenza in forza, vitalità e energia, è la potenza del Fuoco gastrico (o forza digestiva) che ognuno ha in una certa misura , secondo il suo tipo di metabolismo ayurvedico. Quando questo Fuoco diminuisce, il corpo si indebolisce e si ammala.

Se vivessimo in un clima e luoghi naturali, cioè con clima tropicale come se fossimo in un paradiso dell’Eden, allora tutto il giorno il caro Sole (“l’agente di di cottura Supremo”) immetterebbe il Fuoco nel nostro corpo, aumentandone la forza digestiva e quindi l’energia, nonchè l’assorbimento dei nutrienti.

Chi non vive in un luogo tropicale invece, e segue una dieta crudista o fruttariana può accusare col tempo dei problemi e indebolimenti o infezioni, a causa della diminuzione di tale Fuoco, o del suo semi-spegnimento. Possiamo però sanare questa situazione semplicemente ingerendo acqua calda o bollita in precedenza.

Più forte è il Fuoco digestivo, più forte è la resistenza mentale e fisica, e quindi il sistema immunitario, e più brillante diventa il bagliore della pelle.

L’Ayurveda consiglia di bere la vostra acqua calda: i cibi freddi e liquidi possono indebolire il fuoco digestivo (Agni). L’ acqua fredda rallenta il processo digestivo, diluendo i succhi gastrici, in modo che non possano fare il loro lavoro nel modo più efficace, richiedendo così troppa energia per la digestione, utilizzata per portare la temperatura del liquido risultante nello stomaco alla temperatura corporea interna (fino a 1-1,5° in più di quella esterna, cioè  arriva intorno ai 38°).

Il risultato è il cibo parzialmente o non-digerito che si muove attraverso il sistema digestivo, e che può non essere eliminato correttamente. Ci si può anche sentire pesante, stanco e gonfio. L’eliminazione adeguata è importante per evitare l’accumulo di materiale di scarto nell’intestino, perché tale accumulo crea tossine e blocca l’assimilazione dei nutrienti da parte del corpo.

Deepanam paachanam kantyam laghushnam basthi shodhanam ||
Hidmaadmaanaanilashleshmasadyahashuddhinavajware |
Kaasaampinasashwaasapaarshwarukshu cha shasyate |

L’acqua calda stimola la fame, fortifica e prepara per una buona digestione, allevia mal di gola, purifica la vescica, riduce il singhiozzo, equilibria vata e kapha. Facilita i sintomi di raffreddore, tosse, febbre e dispnea (respirazione difficoltosa). Rimuove le vampate di freddo e “Ama”(le scorie e le tossine metaboliche del corpo).  E’ un vero e proprio drenaggio linfatico.

Attenzione: se affetti da reflussi gastrici, iperacidità, infiammazioni, gotta, Pitta in eccesso o febbri non si deve bere acqua molto calda. In tali casi, bollita e raffreddata l’acqua è migliore.

Come funziona
La proprietà `”Dipana” (quelle erbe e quelle preparazioni a base di erbe che stimolano il fuoco digestivo) di acqua calda provoca l’espansione degli strotas (microcanali) che trasportano i succhi digestivi, aumentando così il loro flusso, con la conseguente corretta digestione del cibo.

L’acqua bollente o bollita, cambia la sua natura: la rende più leggera e aumenta la sua potenza (virya), riducendo il raffreddamento (sheeta), provocando il riscaldamento (Ushna). Bollendo l’acqua potabile per cinque minuti l’intelligenza del elemento del fuoco viene incorporata, espandendo le proprietà dell’acqua. Questa purificazione sui livelli sottili e grossolani (sukshma), permette di pulire i canali e penetrare i livelli più profondi della fisiologia idratando i tessuti. Quindi, diventa più facile per il corpo a eliminare le tossine e le impurità.

I testi antichi affermano la differenza nel tasso di assorbimento di acqua normale e acqua bollita:
• acqua normale – impiega circa 6 ore se ogni canale è libero
• acqua bollita e raffreddata – impiega circa 3 ore per essere assorbita, e aiuta ad aprire i canali
• acqua calda speziata – impiega circa 1 ora e mezza, grazie all’incremento del Fuoco Agni, provocato da erbe e spezie riscaldanti o piccanti-pungenti.

Quantità e frequenza
Ayurveda raccomanda di sorseggiare acqua potabile calda con un contenuto minerale moderato. Quanta acqua si deve bere dipende dalla vostra età, la quantità di lavoro fisico o esercizio che fate, il tempo, la vostra dieta, i livelli di stress, gli integratori alimentari a base di erbe, e il vostro tipo di corpo. I tipi di metabolismo Pitta sono caldi e di solito più assetati rispetto ai tipi Kapha. i tipi di Vata sono spesso stitici o hanno la pelle secca e, quindi, hanno bisogno di bere più acqua. Bere da sei a otto grandi bicchieri di acqua bollita al giorno è una terapia profonda per idratare la pelle e il corpo e mantenere le tossine sotto controllo. La frequenza piuttosto che la quantità è importante qui.

Durante i pasti
Si tratta di una regola digestione ayurvedico che bere l’acqua fredda durante e dopo un pasto non è cosa buona per il corpo. L’acqua ai pasti può essere temperatura ambiente o caldo, ma non deve mai essere ghiacciata o a una temperatura inferione a quella corporea, altrimenti si va a spegnere il fuoco digestivo. Quarantacinque minuti dopo il pasto, si può bere molta acqua, secondo il bisogno del corpo per la digestione. L’acqua può essere sorseggiata durante e dopo i pasti.

Come bollire
Fate bollire una quantità sufficiente di acqua di rubinetto meglio se senza cloro o l’acqua minerale in una pentola aperta, per almeno dieci minuti.
Conservare l’acqua in un thermos e prendere qualche sorso (o più, se si ha sete) ogni mezz’ora per tutta la giornata. Per aumentare l’effetto positivo è possibile aggiungere 1-2 fettine di zenzero fresco (o un pizzico di zenzero in polvere) per l’acqua quando la bollitura. Una volta fatto questo si ha “ushnodaka”, o ac:qua calda (bollita). Non avrete bisogno di ri-riscaldare l’acqua si raffredda: la sua natura è ora “calda”.

Ayurveda prescrive tre diverse temperature per acqua potabile bollita, a seconda del tipo di corpo:
• Kapha può sorseggiare l’acqua calda. Questo riduce l’accumulo tossico kapha a cui la pelle è soggetta.
• I tipi Pitta dovrebbero raffreddare l’acqua bollita a temperatura corporea e bere con o dopo i pasti. I tipi Pitta devono stare attenti ad evitare le temperature calde.  Questa raccomandazione viene meno se la dieta è crudista o fruttariana, in quanto il metabolismo è “vatizzato” o raffreddato.
• I tipi Vata possono bere l’acqua calda, evitando di assumerla fredda. Il loro freddo interno, secca la pelle, che ha bisogno di acqua calda a per l’idratazione, per depurare i canali e bruciare Ama (scorie e tossine).

L’acqua bollita può essere utilizzata per tutto il giorno, ma non dovrebbe essere conservata durante la notte, in quanto le sue proprietà terapeutiche scadono.

Acqua fresca
Ayurveda spiega anche le proprietà dell’acqua fredda come segue:

“Sheetam madaatyayaglaanimoorchaachardishramabhramaan || Trushnadaahapittasravishanyambu niyacchati ||”

L’acqua fredda riduce l’intossicazione da alcol. Allevia stanchezza, vertigini, sensazione di vomito e disseta. Allevia i sintomi di eccesso di pitta, rakta(infiammazioni per eccesso di Fuoco) e intossicazione da veleno.

Acqua potabile
L’acqua che non è dannosa per la salute e ha tutte le qualità utili per essere assunta è definita acqua potabile. L’acqua potabile dovrebbe essere priva di metalli pesanti, particelle sospese e agenti patogeni come i batteri.

L’Ayurveda raccomanda l’acqua piovana pura, che è priva di impurità, microbi. Questa è chiamata come “Gangambu”. Tale acqua piovana è sana, rinfrescante, raffredda il corpo, aumenta la vigilanza e sazia papille gustative. Le proprietà di Gangabu pura o acqua piovana sono narrate come segue.

“Jeevanam tarpanam hridyam hlaadi buddhiprabhodhanam |

Tanvavyaktarasam mrushtam sheetam laghvamrutopamam || “

Nello scenario attuale ambientale cieli inquinati, venti polverosi, prodotti chimici vomitati dalle industrie causano piogge acide. Non è consigliabile bere tale acqua piovana. Anche in ayurveda è stato spiegato che l’acqua piovana deve essere utilizzata dopo aver analizzato sua purezza.

L’acqua contaminata con fango, erbacce, alghe e microbi viene definita “Dushtajala” in ayurveda., e non deve essere utilizzata per nessuno scopo, poichè è dannosa per gli esseri viventi.

Alcune precauzioni, secondo l’opinione del medico ayurvedico dottor Bhate:

  • Quando si vuole bere, preparare una acqua fresca bollita.
  • Non conservarla. L’acqua conservata sviluppa sostanze acide.
    Il thermos
    può essere utilizzato per affrontare questo problema.
  • Far bollire l’acqua a fuoco basso, e quando comincia l’ebollizione, l’acqua è ritenuta trasformata in Ushnodaka e in più leggera quando il suo volume diventa il 50% dell’originale. Queste indicazioni sono utili per di eccesi di Vata e Pitta.
  • Quando rimane il 75%, tale acqua è utile solo per sintomi Vata.
  • Quando il 75% è bollito e rimane il 25% , l’acqua Ushnodaka si prende cura di tutti e tre i dosha.

Grazie a Agni (Fuoco) catturato nell’acqua bollita, tutte le acque bollite sono più facili da digerire di quelle non bollite. Si può fare in fretta e facilmente una soluzione digestiva con l’aggiunta di spezie varie.

Il termine Ushnodaka può significare che la quantità di acqua che si ottiene facendola bollire è ridotta a 1/8, 1/4 o 1/2 del suo volume iniziale; a volte si utilizza anche solo per indicare l’acqua sufficientemente bollita.

La discussione sull’acqua Ushnodaka non può essere completa senza accennare appena alla possibilità di bollirla con pezzi di metallo purissimi come il rame, l’argento, l’oro per fare un ‘Dhatu-pushti Jal’ (purificare, rigenerare e integrare i tessuti con preparazioni di microelementi) immetendo le proprietà microelementali nell’acqua conservata in pentole di terracotta.

Peperoncino di Caienna “the Wonder Spice” : la “Spezia Meraviglia”!!!

Questo è un incredibile frutto-spezia dal valore medicinale e terapeutico immensurabile: sto parlando del peperoncino di Caienna, questo frutto-medicina donatoci da Dio e dalla Natura per risolvere una moltitudine di problemi. Riportiamo gli studi e le esperienze del famoso erborista John Christopher.

Caienna

Caienna

John Raymond Christopher (1909-1983) era un erborista americano, spesso chiamato “il dottor Christopher”. Egli è conosciuto per le sue numerose pubblicazioni sulle erbe e sulla guarigione naturale, tra cui “Scuola di guarigione naturale”. E’ anche noto per lo sviluppo di più di 50 formule di erbe che vengono utilizzate in tutto il mondo, nonchè fondandatore della scuola di guarigione naturale a Springville, nello Utah . Fu accolto come erborista americano più eminente in un sondaggio nazionale condotto dalla Utah Survey Associates.

Vediamo le informazione che il dottor Christopherci riporta sul peperoncino di Caienna.

La saggezza e l’esperienza del Dr. John Christopher saranno l’oggetto della nostra trattazione in questo articolo. Il Dr. Christopher era un Maestro Erborista e Naturopata di grande fama in America, noto anche all’estero. Dai suoi insegnamenti hanno imparato così tanti, e la sua influenza è stata così grande, che la maggior parte sono concordi nel ritenerlo fra i maggiori promotori di guarigione naturale della seconda metà del 20° secolo.

I seguenti estratti dai suoi articoli sono riprodotti con il permesso scritto dell’editore, Christopher Publications, PO Box 412, Springville, UT 84663 1-800-372-8255.

CAIENNA

  1. ATTACCHI CARDIACI: “in 35 anni di pratica, lavorando con la gente e insegnando naturopatia, non ho mai perso un paziente che mi ha chiamato per un attacco di cuore, e la ragione risiede nel fatto che, ogni volta che vengo chiamato -se il paziente è vivo e respira- io gli faccio bere una tazza di tè di peperoncino di Caienna (un cucchiaino di pepe di Caienna in una tazza di acqua calda, e in pochi minuti chiunque è in grado di rimettersi in piedi e di rivitalizzarsi). Questo è uno degli aiuti più veloci ed efficaci che potremmo mai dare al cuore, perché lo alimenta immediatamente. La maggior parte dei cuori soffrono di malnutrizione a causa degli alimenti trasformati che mangiamo, ma in questo caso si ottiene una buona dose potente di cibo vero. Questo è qualcosa di bello che tutti dovrebbero sapere e conoscere, perché un attacco di cuore può venire ai vostri amici o alle persone care in qualsiasi momento, nonchè a voi stessi. Il tè caldo lavora più velocemente di compresse, capsule e tè freddo, perché il tè caldo apre la struttura cellulare: fa espandere e accettare il caienna molto più velocemente, e va direttamente al cuore, attraverso il sistema arterioso, portando i suoi potenti nutrienti”. [Dr. Christopher¹s Newsletter 1-12]
  2. STERILIZZARE E FERMARE UN’EMORRAGGIA: I vecchi erboristi sostengono che pepe di Caienna (Capsicum o peperoncino) dovrebbe essere versato direttamente in una nuova ferita, per sterilizzare e fermare l’emorragia. [Herbal Home Helath Care P.61]
  3. CRAMPI MESTRUALI: Se una giovane donna ha problemi mestruali, può prendere in considerazione anche che i suoi organi femminili potrebbero non essere in buone condizioni. Anche se dovrebbe essere inutile dirlo, dovremmo evitare farmaci e medicinali nella gestione dei crampi mestruali. Al fine di trattarne i sintomi, alcune persone preferiscono il tè rosso al lampone, il tè alla menta, la camomilla, o il tè di erba gatta. Si può prendere una capsula di caienna con uno qualsiasi di questi rimedi caldi per aiutare gli organi interni. Se i crampi sono molto gravi, è possibile utilizzare l’unguento di Caienna esternamente sull’addome facendolo agire come un contro-irritante, ma bisogna assicurarsi di coprire l’applicazione con una garza, perchè può macchiare le cose sotto. [Every Woman’s Herbal p.13]
  4. TINTURA DI CAIENNA: guarisce le ferite, tagli e secrezioni di muco, buono per il mal di gola e la tonsillite; Le soluzioni più lievi possono essere utilizzati nel naso, negli occhi e lnele orecchie per ripulire da batteri e infezioni a livello microscopico. È stato usato con successo per la rianimazione dei neonati: alcune gocce somministrati per via orale. Lo stimolante migliore e più sicuro che l’uomo conosca. [Dr. Christopher¹s Newsletter 3-2]
  5. UNGUENTO DI CAIENNA: E ‘ottimo per il collo rigido, dolori muscolari, mal di testa, dolore, rigidità articolare, artrite, ecc. Gli ingredienti dell’unguento sono: olio di oliva, Caienna, Olio di Wintergreen (Gaultheria procumbensEricacee), cristalli di menta puri distillati e cera d’api. [Herbal Home Health Care p.196]
Caienna

Caienna

DOSAGGI

  1. ARRESTARE UN’EMORRAGGIA: Una ferita, esterno o interno, arresta il sanguinamento se l’individuo beve una tazza di acqua (preferibilmente calda) con un cucchiaino di pepe di Caienna (peperoncino) mescolato in essa. L’emorragia si ferma in genere entro dieci secondi dopo aver bevuto il tè di Caienna. Il Caienna equalizza e normalizza la pressione sanguigna dalla parte superiore della testa, fino ai piedi. Ciò mantiene la pressione dalla zona dell’emorragia, così coagulerà naturalmente, impedendo picchi e fiotti di forte pressione sanguigna che pompano rapidamente il sangue nella zona sanguinnate. [Herbal Home Health Care p.61]
  2. EPISTASSI: un cucchiaino di pepe di Caienna in una tazza di acqua (calda preferita) adottate internamente fermerà la maggior parte delle epistassi rapidamente. In caso di emergenza possiamo contare sul peperoncino di Caienna. Come accennato un cucchiaino di Caienna bevuto in un bicchiere d’acqua calda fermerà sangue dal naso in quasi tutti i casi, prima che si riesca a contare fino a dieci. Questo non è un miracolo: è il principio del Caienna come stimolante cellulare: viaggiando attraverso l’intero flusso di sangue, regola la pressione in modo che il flusso sia la stesso nei piedi così come nella testa o in qualsiasi altra parte del corpo. Questo richiede una forte pressione lontano dalla zona sanguinante, consentendone così una rapida coagulazione. [Herbal Home Health Care p.110]
  3. UNGUENTO DI CAIENNA: come necessario per via topica.
    Ingredienti: Puro Caienna in polvere, olio di oliva, Caienna in polvere, Olio di Wintergreen, cristalli menta puri distillati e cera d’api.
  4. TINTUTRA DI CAIENNA: La tintura si compone di Caienna e alcol.[Spirit of Health Editor¹s note: See Herbal First Aid Salve and Muscle & Joint Repair Oil from Southern Botanicals. These contain the herbal ingredients of the Christopher salve. Herbal First Aid Salve has a beeswax base, and Muscle & Joint Repair Oil has an olive oil base and is stronger than the Salve.]

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TESTIMONIANZE

  1. OCCHI: Caienna è utilizzato anche per gli occhi, anche se potrebbe sembrare estremo -ma non lo è-. Il Dr. Christopher ha ricordato l’episodio in cui un suo allievo in piedi durante una conferenza ha posto un pizzico di peperoncino di Caienna in un occhio. Il Dr. Christopher era sicuro che lo studente avrebbe perso i sensi! Ma in pochi istanti l’occhio fermò la lacrimazione, e divenne chiaro, luminoso e sano. [Questo è il motivo per cui il dottor Christopher ha incluso il Caienna nella sua formula oculare con l’Eufrasia]. [Every Woman’s Herbal p.13]
  2. TAGLIO PROFONDO: una persona del nostro pubblico ha raccontato di come si era tagliata in profondità con uno strumento tagliente all’interno della sua mano, le dita e anche sul palmo. Il sangue schizzò fuori in modo torrenziale. Pose una grande quantità di peperoncino di Caienna sulla ferita, e in pochi secondi il flusso sanguigno venne rallentato coagulando il sangue, e l’emorragia venne fermata interamente entro pochi secondi. Con una buona dose di Caienna coprì la ferita, poi coprì e avvolse il tutto. Era così entusiasta dei rapidi risultati, che non vedeva l’ora di raccontarlo al nostro meeting sulle erbe. Ma, come ha raccontato, non è riuscita nell’intento, perché invece di una cicatrice lacera e brutta, per mostrare quanto duramente si era ferita, la zona era stata guarita completamente e non c’era nessuna cicatrice. [Dr. Christopher¹s Newsletter 1-12]
  3. ULCERE: Una signora aveva frequentato la nostra serie di conferenze a base di erbe per qualche tempo. Un giorno ci ha raccontato a proposito del grave caso di ulcera gastrica caso del marito. Il suggerimento del loro medico era quello di asportare una parte dello stomaco, ma lui aveva detto che avrebbe preferito soffrire il dolore, piuttosto che rischiare una simile operazione.Aveva anche rifiutato il suggerimento della moglie di provare il Caienna, ridicolizzando tutti gli studi effettuati su di esso. Incontrandomi in città, avrebbe urlato, “Ciao, Doc! Chi hai ucciso oggi con il Caienna?”. Divenne talmente antipatico, che lo evitavo quando potevo. Passarono i mesi e un giorno lo vidi per la strada, che caminava verso di me. Ho cercato di evitarlo, ma lui è riuscito ugualmente a raggiungermi. Questa volta ero rimasto stupito perché non c’erano osservazioni taglienti o sarcasmo. In realtà, egli si era scusato molto e aveva chiesto se poteva parlare con me per un minuto, e poi mi ha raccontato questa storia: lui era tornato a casa dal lavoro una sera, “abbastanza malato per morire”, con i sintomi della sua ulcera gastrica. Sua moglie non era in casa. Stava subendo un tale dolore che avrebbe voluto suicidarsi. Andò pertanto presso l’armadietto dei medicinali allo scopo di trovare un qualche tipo di farmaco velenoso e abbastanza mortale da ucciderlo. Ma aveva scoperto che la moglie aveva buttato via tutte le vecchie bottiglie di medicinali e farmaci. Tutto ciò che è stato lasciato nell’armadietto delle medicine erano alcune erbe e un grande contenitore di pepe di Caienna. Era così arrabbiato che, dopo aver visto il Caienna, aveva pensato che in una grossa dose lo avrebbe ucciso dal bruciore. Aveva così preso un cucchiaio colmo di Caienna in un bicchiere di acqua calda, deglutendolo e precipitandosi in camera da letto. Cadde sul letto e si coprì la testa con un cuscino in modo che i vicini non potessero sentire le sue urla “di morte”. La cosa successiva che si ricordava, era sua moglie che lo stava scuotendo per svegliarlo, la mattina seguente. Lei gli disse che aveva dormito per tutta la notte (invece di assumere ogni mezz’ora le tavolette antiacido come al solito). Con sua grande sorpresa aveva scoperto che il dolore era sparito, per la prima volta dopo mesi. Da allora ha continuato fedelmente con il Caienna tre volte al giorno, divenendone un grande sostenitore. [Dr. Christopher¹s Newsletter 1-12]
  4. PRESSIONE – Dr. Christopher, storia personale: avevo l’indurimento cronico delle arterie, tra i 20 e i 30 anni, al punto che era considerato dai medici molto grave. Nessuna compagnia di assicurazione in quel periodo mi avrebbe assicurato, nemmeno per $ 1.000. Questo può far capire in quale cattiva condizione tergiversavo. Ero molto preoccupato, e ho iniziato a usare il peperoncino di Caienna. Ho assunto fino a un cucchiaino tre volte al giorno, continuando, da quando avevo trentacinque anni in avanti: lo sto ancora usando. E ‘stato fantastico! Con il tempo arrivai ai 45 anni di età, dieci anni dopo che avevo iniziato a utilizzare il Caienna, un gruppo assicurativo ha accettato di assicurarmi per $ 100.000, una sorta di assicurazione sulla vita. Sono andato per sottopormi all’esame da parte dei medici periti. Essendo una grande compagnia di assicurazione essa ha richiesto due medici, per ogni persona inviava due medici in diversi momenti (4 visite in totale). Attraverso gli esami un medico mi ha detto, “Beh, questo è sorprendente. Vedo che a sua età anagrafica è di 45 anni, ma la sua struttura venosa è quella di un adolescente”. Egli aggiunse: “Questo è eccellente”, e mi ha dato un certificato di buona salute. Sono andato così dall’altro dottore e nel suo secondo esame egli ha effettuato il test di pressione del sangue sul mio braccio. Ha pompato con il suo equipaggiamento cinque volte diverse, tanto che il mio braccio si stava irritando, e mi è il medico era sempre un po’ turbato, al che ho chiesto, “Qual è il problema, non funzionano le tue attrezzature?” “Oh sì, hanno sempre funzionato fino ad ora, ma io continuo a guardare il grafico che dice i valori pressori che dovrebbe avere uno di 45 anni di età, ma le pressioni sistolica e diastolica sono assolutamente perfette. Non riesco a capirlo.” Ho detto quindi, “Questo è giusto. E ‘perfetto.” E anche lui mi ha dato un certificato di buona salute. Così ho superato gli esami di buona salute a 45 anni di età per ottenere un’assicurazione di $ 100.000 con dei buoni valori di pressione arteriosa, grazie al pepe di Caienna (ca 1954).Prima mi era stato detto dai medici, che a causa della mia artrite, dell’indurimento delle arterie, delle ulcere dello stomaco e di alcuni incidenti che mi avevano ridotto abbastanza male, non avrei mai potuto vivere oltre il mio 40 ° anno di età. Eppure, a 45 anni la mia salute mi è stata considerata in buone condizioni. Questo, per me, è stato uno dei più grandi punti a favore del peperoncino di Caienna. Se ha potuto aiutare me, allora sarà in grado di aiutare chiunque. L’ho visto usato così tante volte nel corso degli anni con tale successo, che sento che è una delle nostre grandi erbe. [Dr. Christopher¹s Newsletter 1-12]

Formule Caienna disponibili includono:

CAYENNE CONCENTRATO – 250.000 unità di calore di peperoni Habanero biologica, Africa Bird Pepper, peperoni cinesi e asiatici, messicani Habaneros e California Jalapenos. Estremamente potenti !!

CAIENNA MISCELA IN POLVERE – Polvere di peperoncini di Caienna.

OLIO DI RIPARAZIONE MUSCOLI E GIUNTURE – Olio di Wintergreen, menta piperita concentrato di olio, peperoncino di Caienna, radice di zenzero, Arnica fiori, San Johns Wort fiori di calendula (Calendula) fiori, e l’olio vergine di oliva biologico.

UNGUENTO ERBE PRONTO SOCCORSO – Arnica fiori, radice di consolida, Lobelia, radice Goldenseal, corteccia di quercia bianca, Calendula, Yarrow Fiore, Cleavers, St. John¹s Wort, olio Wintergreen, peperoncino di Caienna, radice di zenzero, i cristalli mentolo, Ghiaia di root, Verbasco, Wormwood , radice di altea, Skullcap, noce nero corteccia di pino e resina in una base di cera d’api e olio di oliva.

ALTRE TESTIMONIANZE:

Un contadino usava per dare il peperoncino di Caienna ai suoi polli e e alle sue mucche quando erano malate, ma mai ai bambini se erano indisposti. Uno dei figli aveva detto, “Si  preoccupava più di quegli animali che di noi! Egli avrebbe dovuto dare il Caienna anche a noi, anche. Il dottor Christopher ci ha assicurato che il Caienna è uno dei più grandi rimedi di tutti i tempi fra le erbe, anche se è uno dei più incompresi e derisi. Ha detto che ogni casa dovrebbe avere una buona scorta di pepe di Caienna”.

Precedentemente, il dottor Christopher aveva bisogno di essere iniziato all’uso del Caienna. Quando stava frequentando il collegio sullo studio delle erbe in Canada, l’insegnante ha annunciato che stavano andando a studiare il Caienna. «Perché il Caienna?» Chiese il dottor Christopher. “Brucerà il rivestimento dello stomaco.”

“Dove hai preso le informazioni,” chiese l’insegnante, il dottor Nowell. “Oh, mia madre mi ha detto,” rispose il dottor Christopher.

Tutti in classe risero – tranne l’insegnante e il Dr. Christopher. Il Dr. Nowell prese il Dr. Christopher e nei pressi di Vancouver gli presentò oltre una dozzina di persone le cui vite erano state salvate dal Caienna: le persone con problemi di cuore, ulcere, asma e molti altri disturbi. Ovunque andassero, la gente era piena di gratitudine per aver imparato le virtù terapeutiche del Caienna, e da allora in poi il dottor Christopher ne è stato un grande divulgatore.

Mentre il dottor Christopher stava lavorando nel mondo degli affari, usando sempre il peperoncino di Caienna, in un viaggio di lavoro, si incontra con un atleta, un uomo che aveva una cintura nera di karate. Parlando con lui apprendse che proveniva da una famiglia con una storia di alta pressione sanguigna, e che suo zio era morto di varici. Era sotto la cura di un medico, al momento. Ogni mattina, il dottor Christopher gli suggerisce un cucchiaio di Caienna in un bicchiere d’acqua calda, seguito da un paio di cucchiai di olio di germe di grano. Il giovane voleva sapere quello che il dottor Christopher stava prendendo e voleva provare alcuni rimedi. “Sei probabilmente troppo pollo,” Dr. Christopher gli disse scherzando! Questa psicologia inversa funzionò; il Dr. Christopher notò che il suo Caienna stava scomparendo gradualmente, ma a vista d’occhio. Quando sono tornati dal viaggio, l’uomo continuò prendendo il Caienna, un cucchiaino da tè tre volte al giorno. Il medico curante del giovane è stato stupito al successivo check-up: dopo una vita di alta pressione sanguigna, ora aveva finalmente un certificato di buona salute.

Una volta che il bambino era stato colpito all’addome: un proiettile lo aveva colpito nella spina dorsale, rimbalzando e provocando una seconda ferita nel corpo. Una studentessa di erboristeria del Dr. Christopher, che viveva lì accanto, sentito il colpo accorse immediatamente; lei sapeva che i genitori non erano a casa e che i bambini erano di età compresa tra 4 e 8 anni. Quello di otto anni sgorgava di sangue da entrambi i lati. Correndo e mescolando un cucchiaino di pepe di Caienna in un bicchiere d’acqua calda, lo fece ingoiare al ragazzo e immediatamente chiamò l’ambulanza, che era a 18 chilometri di distanza. L’addetto al pronto soccorso disse che il ragazzo avrebbe probabilmente sanguinato a morte, e che la distanza era troppo grande. L’ambulanza arrivò precipitandosi sul bambino (che aveva giocato a “guardie e ladri” con la pistola del padre, che aveva trovato sotto il cuscino del letto). Quando arrivò in ospedale, era diventato il centro di attrazione, non perché la sua ferita non fosse grave, ma perché stava chiacchierando senza sosta e non c’era più sanguinamento. L’emorragia si era fermata quasi istantaneamente, e quando arrivarono​​ in ospedale Il medico capo ha detto ai genitori, “Ho visto molte vittime nella mia vita, ma questa è la prima volta che in una tale circostanza di emergenza, aprendo un addome non ho trovato alcun sangue, ad eccezione di una piccola quantità, che c’era prima che l’emorragia si fermasse così rapidamente. Questo -rimedio- ha salvato la vostra la vita del ragazzo. “

In quello stesso anno, il dottor Christopher trattò altre quattro vittime da arma da fuoco, e ogni volta tutti hanno risposto allo stesso modo, anche se a volte il sangue si coagula, uscendo in fiotti prima di fermarsi completamente. Prima di essere riusciti a contare fino a 10 però, l’emorragia pesante dovrebbe fermarsi completamente dopo la somministrazione del peperoncino di Caienna. Il Dottore ha anche utilizzato la tintura di Caienna su ferite aperte e, come diceva lui, “Ci può essere un po ‘di mormorare su di esso”, riferendosi alla sensazione di bruciore provocata dal Caienna, ma l’emorragia si ferma.

Dr. Christopher raccontò la storia divertente di un suo allievo che aveva cominciato insegnare corsi sulle erbe per conto suo. A questo giovane è accaduto a precedere di Dr. Christopher, in una lezione una sera in Arizona. Il giovane ha detto: “Sapete, signore e signori, il dottor Christopher mi ha sempre fatto ansimare. L’ho visto bere due o tre cucchiai di Caienna in acqua – e io avevo appena vengono i brividi. Ma stasera ho intenzione di fare qualcosa che lui non possa aver mai fatto”. Con questo, si chinò in un contenitore di Cayenne e ne pose un pizzico nel suo occhio destro. Il Dr. Christopher pensò che l’uomo fosse impazzito e si era preoccupato che uno dei suoi studenti facesse una cosa del genere in pubblico, pur sapendo che il Caienna non può mai danneggiare la struttura cellulare, non importa quanto delicata essa sia. Le lacrime scorrevano lungo la guancia dell’uomo mentre continuava imperterrito a parlare, e quando ebbe finito, aprì il suo occhio invitando tutti a guardare. L’occhio appena scintillava; era di gran lunga il più brillante dei due, anche se il dottor Christopher ha detto che non aveva mai visto questo rimedio eseguito dal vivo – e che lui stesso non ha mai aveva avuto mai il coraggio di provare su sè stesso.

Una volta, quando si viaggia con un partner commerciale, il dottor Christopher consigliato il Caienna a lui, come l’uomo aveva estremamente alta la pressione sanguigna e tali emorroidi doloranti che aveva dovuto indossare una cintura. Il Dr. Christopher aveva usato la stessa psicologia inversa, utilizzata in altre occasioni, su questo uomo: “Non credo che lei sia abbastanza coraggioso”, e molto presto l’uomo stava asumendo il Caienna e l’olio di germe di grano, e in pochi mesi, non doveva più indossare la cintura apposita, e i valori pressori di sistolica e diastolica, al suo esame della pressione arteriosa, erano quasi perfetti. Non aveva più tempo per andare dal medico e aveva vissuto molti anni, continuando a prendere il suo Caienna.

All’inizio pratica del dottor Christopher, fu chiamato nel cuore della notte da una donna il cui marito era appena passato fuori da un attacco di cuore. Il dottore ha detto la donna per riscaldare un po ‘l’acqua, e arrivò a casa e mescolato un cucchiaino di Cayenne in acqua, appoggiato l’uomo, e gli diede un po’. Quando è venuto a, ha finito la coppa, e in pochi minuti si sentiva molto più forte. Presto stava bene, e si convertì al l’uso di erbe, persino l’acquisto e la gestione uno dei negozi di alimenti naturali a Salt Lake City per molti anni.

Cayenne può essere utilizzato su qualsiasi parte del corpo e per chiunque, Dr. Christopher lo ha dichiarato più volte. Ha anche salvato la vita di un bambino di sei settimane di età che era nato con asma cronica dando tè di Caienna, con un contagocce, fino a quando il bambino era in grado di respirare di nuovo. Ha detto che Caienna potrebbe anche essere assunto da clistere per la costipazione cronica (se sei coraggioso!).

All’età di settant’anni, pochi anni prima di morire, al dottor Christopher è stato chiesto da un suo studente se poteva misurare la sua pressione sanguigna. Il gruppo conferenza ha visto la lettura della pressione sanguigna di un giovane uomo sano, non il valore medio di un settantantenne. Oltre ad un sano stile di vita e con una dieta senza muco, il dottor Christopher aveva attribuito questa buona lettura di valori pressori, alle 3 volte al giorno la sua dose giornaliera di Caienna.

A dimostrazione che il peperoncino di Caienna è davvero miracoloso: il Dr. Christopher fa riferimento all’esperimento eseguito da medici negli Stati Uniti orientali e stampato su riviste mediche. Hanno messo un po ‘di tessuto cardiaco vivo in un bicchiere pieno d’acqua distillata, e nutrito nient’altro che da peperoncino di Caienna, puliendo, gettando via i vari sedimenti periodicamente formati, e aggiungendo altro che acqua distillata per sostituire ciò che era andato perso a causa dell’evaporazione. Durante l’esperimento, hanno dovuto tagliare il tessuto ogni tot giorni, perché altrimenti sarebbe cresciuto troppo rapidamente! Non avendo ghiandole di controllo (pituitaria e pineale), il tessuto solo ha continuato a crescere molto rapidamente. Hanno mantenuto questo tessuto vivo per quindici anni. Dopo che il medico che aveva intrapreso l’esperimento morì, i suoi collaboratori mantennero in vita il tessuto esaminato per altri due anni, prima di distruggerlo per l’analisi. Questo dimostra l’enorme potere rigenerativo e la guarigione de Caienna, in particolare sul cuore.

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CIBI E COMBINAZIONI ALIMENTARI ACIDIFICANTI

CIBI E COMBINAZIONI ALIMENTARI ACIDIFICANTI

A cura di Marco Giai-Levra

Quali sono i cibi che acidificano?

I cibi acidificanti sono tutti quelli innaturali per l’essere umano, il quale ha in realtà una natura frugivora. Quindi tutti i cibi raffinati, elaborati artificialmente o non commestibili crudi allo stato naturale hanno un effetto acidificante. Al contrario il 99% dei vegetali crudi e della frutta alcalinizzano l’organismo, apportando minerali in forma liquida colloidale, ossia totalmente assimilabili. I minerali assunti da integratori invece hanno una microstruttura cristallina e quindi non sono assimilabili ma diventano sedimenti che permangono all’interno del corpo per anni, acidificandolo.

Tra i vegetali, quelli non commestibili allo stato naturale sono i legumi, i cereali e i grani, con tutti i loro derivati.

Cibi come i farinacei, i legumi, i cereali, i semi, la carne, il pesce e i latticini danno luogo a delle fermentazioni e quindi a delle acidificazioni: ossia il PH del nostro sangue va sotto i 7,35 diventando a più acido e il corpo va quindi in acidosi e deve neutralizzare questi acidi consumando i nostri minerali interni: come sopradetto questo significa malattia, invecchiamento e morte.

La soluzione quindi è virare gradualmente verso una dieta crudista-fruttariana (cioè quella più adatta all’uomo), alcalinizzare l’organismo e apportare minerali in forma liquida e assimilabile, estratta dai vegetali. Questa dieta va approcciata gradualmente perchè dà luogo a numerose crisi di disintossicazione da scorie e muco, dovuti ad anni o a decenni di errate abitudini alimentari. Spesso queste crisi vengono erroneamente scambiate dai neofiti per carenze nutrizionali.

Infine è lecito pensare che, una volta finito il processo della disintossicazione, si possano reintegrare i minerali perduti, in modo naturale e quindi “invertire l’invecchiamento”.

Il 99% della frutta (dolce, acida, grassa) e dei vegetali crudi commestibili hanno un effetto alcalinizzante e apportano minerali nell’organismo. Quindi questi cibi, rinfoltendo la nostra riserva di minerali, aiuteranno a neutralizzare tutte le acidificazioni dovute allo smaltimento delle scorie e dei rifiuti tossici, nonchè del muco presenti nel corpo a causa di decenni di malealimentazione.

I cibi che acidificano sono:

  • tutti i cibi elaborati e raffinati industrialmente.
  • tutti i cibi cotti: generano in diversa percentuale il fenomeno della leucocitosi nel corpo in quanto vengono riconosciuti dall’organismo come non-cibo, facendo scattare le difese immunitarie.
  • Nel caso di vegetali allo stato naturale e poi cotti l’acidificazione è più lieve.
  • tutti i cibi di origine animale: carne, pesce, insaccati, uova, latte e formaggio.
  • tutti i vegetali che non sono commestibili crudi a piena maturazione e derivati: legumi, cereali, grani, farinacei.
  • tutti i vegetali che contengono un’alta percentuale di amido.
  • tutti i cibi ad alto contenuto proteico.
  • un apporto proteico superiore ai 30-35 grammi giornalieri dà luogo ad acifificazioni.

Altre cause di acidificazione sono le fermentazioni intestinali dovute a combinazioni alimentari errate. Anche i semi acidificano e in genere tutto ciò che ha un alto contenuto proteico.

Le combinazioni da evitare sono:

  • amidi+proteine
  • amidi+zuccheri
  • amidi+acidi
  • proteine+zuccheri
  • proteine+acidi
  • amidi+amidi (un solo tipo di amido concentrato a pasto)
  • proteine+proteine (un solo tipo di proteine concentrate a pasto)
  • grassi+proteine
  • grassi+zuccheri
  • grassi+acidi (avocado+limone è un’eccezione che conferma la regola e si può fare senza conseguenze)
  • grassi+grassi (un solo tipo di grasso concentrato a pasto)

Il contenuto proteico giornaliero medio dovrebbe essere compreso tra i 25 e i 30-35 grammi. Sopra i 30-35 grammi comincia l’acidificazione. Registrandosi su siti come fitday.com o cronometer.com ognuno può facilmente controllare questo valore.

Quando si violano le regole delle corrette combinazioni alimentari avvengono delle fermentazioni nello stomaco e/o nell’intestino. Fermentazione significa ebollizione ma in questo contesto è sinonimo di acidificazione, in quanto ne è la causa.

Le fementazioni creano nel corpo acqua, acido acetico, anidride carbonica e alcol. L’organismo utilizza solo l’acqua, mentre il resto deve smaltirlo e neutralizzarlo “bruciando” la nostra preziosa miniera di minerali, quindi come spiegato facendoci ammalare, invecchiare e andare più velocemente in contro alla morte.

Vale la pena di notare come i cibi acidificanti contengano già al loro interno delle combinazioni alimentari errate per l’essere umano: ad esempio i fagioli violano la regola “amido+proteine” in quanto contengono una percentuale considerevole di entrambi gli elementi. Infatti, come è noto, producono gas nell’intestino: questo gas è la conseguenza di una fermentazione, la quale dà luogo ad un’acidificazione. Gli acidi prodotti vengono assorbiti dai villi intestinali (ne abbiamo 3000 per centimetro quadrato) che li ributta nel sangue, abbassandone il valore del PH. Quindi segue la neutralizazzione degli acidi che si concretizza in una demineralizzazione.

Fonte: http://ehretismo.com/2012/03/salute-perfetta-ringiovanimento-fisico-e-longevita-questione-di-sangue/

Gli ominidi di 12.000.000 di anni fa erano fruttariani, a cura di Boyce Rensbenger

La ricerca dà risultati sorprendenti: i denti mostrano che la frutta era l’alimento principale

A cura di Boyce Rensberger – editato da Marco Giai-Levra (https://marcogiailevra.wordpress.com)

ominide teschio

Studi preliminari sui denti fossili hanno condotto un antropologo a suggerire una ipotesi sensazionale: gli antenati umani, in origine, non erano prevalentemente mangiatori di carne e neppure di semi, germogli, foglie o erbe. Né erano onnivori. I loro denti invece sembrano mostrare le tipiche caratteristiche di chi si nutriva di una dieta a base di frutta.

Almeno fino all’arrivo dell’Homo erectus, la specie immediatamente precedente all’Homo sapiens, non c’è evidenza della dieta onnivora, che oggi è tipica degli esseri umani.

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Se confermati, i risultati rovescerebbero parecchi presupposti comunemente ritenuti validi circa la dieta degli ominidi delle origini, ovvero le creature della specie umana. Si è ritenuto generalmente, per esempio, che i grandi molari, piatti in superficie, delle specie robuste di Australopiteco [uomo preistorico] e quelli appartenenti all’essere propriamente umano, chiamato Homo habilis, avessero in sé le caratteristiche degli onnivori, mangiatori di carne mescolata a radici, frutta secca a guscio, uova, germogli e frutta.

“Non voglio sbilanciarmi troppo ancora” – ha detto il Dott. Alan Walker, un antropologo dell’Università John Hopkins, che ha scoperto la prova dentale. Ma è senz’altro una sorpresa”.

Nessuna eccezione trovata

Il campione dei denti studiato finora è piccolo – poco più di due dozzine dei principali quattro tipi rappresentativi degli ominidi  –  ed ulteriori analisi potrebbero confutare le ipotesi iniziali. Ma, sebbene il campione sia piccolo, nessuna eccezione è stata trovata.

Ogni dente esaminato appartenente agli ominidi del periodo da 12 milioni di anni fa fino all’Homo erectus, è sembrato appartenere ai mangiatori di frutta. Il dente di ogni Homo erectus era quello di un onnivoro. L’Homo erectus è stata la prima forma umana nota per essere emigrata al di fuori dell’Africa. I reperti [campioni] sono stati trovati in molte parti dell’Africa e dell’Asia.

I risultati sono basati sull’analisi estremamente dettagliata dei microscopici tipi di usura riscontrati sulle superfici dei denti a causa della masticazione. Il metodo, inventato dal Dott. Walker, utilizza un microscopio elettronico a scansione che evidenzia i graffi e i buchi che sono invisibili ad occhio nudo.

Il Dott. Walker ha trovato che generi differenti di alimento contengono minerali che guastano la superficie dello smalto dei denti con diverse modalità. È possibile anche distinguere fra un mangiatore di erba e un mangiatore di foglia perché ogni alimento contiene tipi e quantità diverse dei caratteristici cristalli della silice, che si formano naturalmente all’interno delle cellule vegetali. Questi cristalli, chiamati phytoliths, sono più duri dello smalto dentario e lo graffiano leggermente mentre l’animale mastica questo alimento.

Le erbe contengono una proporzione elevata di phytoliths tipica delle foglie dei cespugli e degli alberi. La frutta non ne contiene nessuno. Di conseguenza, i denti dei mangiatori di frutta sono molto lucidi, senza cioè quei tipici segni di usura caratteristici [provocati] da altre fonti di alimento. La carne non contiene phytoliths ma i denti dei carnivori mostrano le graffiature causate sgranocchiando ossa.

Regolarità del tipo di usura dentale

Utilizzando i denti di vari mammiferi viventi di cui si conosce l’alimentazione, il Dott. Walker ha stabilito che il tipo di micro-usura dei denti doveva essere  abbastanza  regolare da una specie all’altra. Ciò è in gran parte dovuto al fatto che lo smalto dei denti è della stessa sostanza in tutto il regno animale.

Per provare il suo metodo, il Dott. Walker ha confrontato i tipi di micro-usura [dentale] su determinate specie di animali di cui si conoscono differenti abitudini di alimentazione. Per esempio, di due tipi di hyracoidea (un tipico esemplare di coniglio della famiglia dei mammiferi roditori), uno si alimenta principalmente di erba mentre l’altro è un esploratore, che si nutre delle foglie dei cespugli e degli alberi. I loro denti possono essere identificati facilmente utilizzando un microscopio elettronico a scansione.

Il Dr. Walker ha riscontrato modelli simili in vari tipi di maiale selvatico, come il facocero e una tipologia di scimmie. È mettendo a confronto questi modelli che i denti degli ominidi vengono esaminati.

Per esaminare i denti al microscopio il Dott Walker deve montare le corone dei denti su tronconi di metallo all’interno della camera a vuoto del microscopio, successivamente la corona verrà ricoperta con una lega d’oro palladio che riflette il fascio elettronico. È il fascio di elettroni riflesso che il microscopio individua elettronicamente e manipola per ingrandire l’immagine che viene poi proiettata su uno schermo televisivo. I denti degli ominidi non hanno prezzo. I reperti non vengono distribuiti a nessuno, neanche ad Alan Walker, che è un collega vicino a molti dei principali cercatori dei fossili di ominidi. Di conseguenza, il Dott. Walker ha messo a punto un metodo che riproduce i denti fondendoli con l’epossido. Il metodo non altera il fossile e capta al microscopio tutti i dettagli necessari all’analisi.

Se è vero che gli ominidi dei primordi erano principalmente tutti mangiatori di frutta, questo fatto suggerirebbe uno stile di vita simile a quello degli scimpanzé che vivono nelle foreste, come la maggior parte degli antropologi aveva intuito.

Tuttavia il Dott. Walker osserva che una dieta a base di frutta non deve identificarsi con quello che gli Americani intendono in senso stretto – arance, prugne, mele, banane ed altri prodotti estremamente dolci e molli.

Centinaia di piante producono frutti più duri e più sostanziosi. Il baccello dell’albero dell’acacia è solo un esempio e oggi è abbastanza comune in Africa. Si sviluppa nelle regioni leggermente boscose vicino ai pascoli considerati solitamente come la casa degli ominidi delle origini.

New York Times, Science Times, Tuesday May 15, 1979

Fonte: www.health101.org

Professor Alan Walker FRS membro della Società Reale britannica,  Pennsylvania State University, USA (Promotore)

Alan Walker

Dr. Alan Walker (1938-2017)

Alan Walker Evan Pugh [il più alto titolo onorifico dell’Università della Pennsylvania, dal nome del primo rettore] è professore di Antropologia e Biologia all’Università dello Stato della Pennsylvania.

È un paleontologo che ha fatto avanzare [la ricerca] nel nostro settore portando avanti il lavoro di laboratorio sui primati fossili e viventi, al fine di  studiarne il  comportamento. Ha studiato la deambulazione dei lemuri viventi, al fine di riconsiderare la locomozione dei lemuri giganti del Madagascar recentemente estinti, l’usura microscopica sui denti per comprendere le abitudini alimentari dei primati e ominidi estinti e, recentemente, ha collaborato con i colleghi per capire il rapporto  tra le dimensioni dei canali semicircolari [sono i tre canali semicircolari all’ interno dell’orecchio] e il movimento, al fine di  scoprire gli adattamenti locomotori delle specie estinte senza ricorrere  alle informazioni sullo scheletro degli arti. È membro della Società Reale, dell’Accademia Americana delle Arti e delle Scienze, Socio Straniero della United States National Academy of Sciences  e membro della MacArthur Academy. Il suo libro La saggezza delle ossa (con Pat Shipman) ha vinto il Premio Rhône-Poulenc nel 1997.

Fonte: royalsociety.org

Editato da Marco Giai-Levra (https://marcogiailevra.wordpress.com)

Le motivazioni etiche del vegetarismo, a cura del Prof. Armando D’Elia

Le motivazioni etiche del vegetarismo

Prof. Armando D’Elia – editato da Marco Giai-Levra (https://marcogiailevra.wordpress.com)

Prof. Armando D’Elia

Naturalista, chimico, studioso di dietetica vegetariana (Comitato Scientifico AVI)

tratto da: “Facciamo la pace con i nostri animali”

Una prima considerazione, ovvia, è che mangiando carne si partecipa materialmente e personalmente al massacro di animali pacifici e innocenti, che dovrebbero essere nostri compagni di vita e che noi invece trasformiamo in vittime di una nostra ingiustificabile violenza.

vegetarian violence

Né può valere la considerazione che noi non ammazziamo con le nostre mani e che ci serviamo di intermediari che il più delle volte non vediamo: i lavoranti dei mattatoi, i fucili dei cacciatori, gli attrezzi dei pescatori, le trappole mortali. La realtà è che se ognuno di noi dovesse con le proprie mani uccidere un agnello o un coniglio, non ne avrebbe il coraggio e ci rinuncerebbe. Questa è una delle tante, tantissime prove che noi non siamo per natura carnivori. Il vero animale carnivoro, infatti, è innanzitutto in grado di raggiungere in corsa la propria preda (e l’uomo non è così veloce).

Ammesso che si sia raggiunta la preda, bisogna azzannarla (ma l’uomo non ha le zanne del carnivoro, né gli artigli), poi bisogna ferire o sgozzare la vittima (ma l’uomo non possiede l’insensibilità tipica del carnivoro), poi infine sbranarla e mangiare le carni ancora calde e palpitanti. Chi di voi è capace di tanto? Credo nessuno, anche perché l’uomo non ha la dentatura adatta per mangiare la carne cruda. Per mangiare la carne, l’uomo deve ricorrere a un artificio, deve, cioè, cuocerla, perché solo la cottura la rende masticabile dai nostri denti, che sono denti da frugivoro, di forma particolare, ben diversi dai denti dei carnivori. L’uomo è, quindi, “disarmato” fisicamente e psichicamente. È un animale inerme. Non è un animale carnivoro. Avvicinatevi a un erbivoro che pascola: non si allontana, non fugge, perché “sente”, con l’acutezza del suo istinto, che non ha nulla da temere da voi, sente che non siete pericolosi, che non siete carnivori. Ben diverso è il suo comportamento di fronte a un carnivoro. E purtroppo noi ricambiamo male quella loro innata fiducia perché da frugivori quali siamo per natura siamo giunti, per deviazione alimentare, a essere crudeli assassini proprio di quegli animali che, ignari ancora della loro sorte, manifestano tanta fiducia nei nostri riguardi.

Prof. Armando D’Elia

L’uomo sembra fatto per nutrirsi principalmente di frutta, radici e altre parti succulente (ricche d’acqua) dei vegetali. Le sue mani gli consentono facilmente di cogliere tutto ciò; d’altro canto, le sue mascelle corte e di forza media, i suoi canini uguali (di pari lunghezza) agli altri denti e i suoi molari a forma di tubero non gli permetterebbero né di brucare l’erba né di divorare la carne, a meno che egli non renda questi cibi commestibili attraverso la cottura.

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Georges Cuvier

Fonte: “Le règne animal” di Georges Cuvier (baron). Tome I – 1817 pag 86

Chi difende il cibo animale dovrebbe costringersi a un esperimento decisivo per stabilirne la validità… lacerare le carni di un agnello vivo coi soli denti, e affondare la testa dentro i suoi intestini, estinguere la propria sete nel sangue fumante; quando, fresco di questa orribile azione, ritornasse agli irresistibili istinti della natura che si ergerebbero in giudizio contro di essa, e dicesse: “La Natura mi ha fatto per questo genere di lavoro”, allora, e solo allora, sarebbe coerente ……

Percy Bysshe Shelley

Percy Bysshe Shelley e la difesa del vegetarismo

…”Consideriamo senz’altro assurda la convinzione di quanti affermano che l’uso di mangiare la  carne abbia un’origine naturale. Che l’uomo non sia carnivoro per natura, è provato in primo luogo dalla sua struttura fisica. Il corpo umano infatti non ha affinità con alcuna creatura formata per mangiare la carne: non possiede becco ricurvo, né artigli affilati, né denti aguzzi, né viscere resistenti e umori caldi in grado di digerire e assimilare un pesante pasto a base di carne. Invece, proprio per la levigatezza dei denti, per le dimensioni ridotte della bocca, per la lingua molle e per la debolezza degli umori destinati alla digestione, la natura esclude la nostra disposizione a mangiare la carne.

Se però sei convinto di essere naturalmente predisposto a tale alimentazione, prova anzitutto a uccidere tu stesso l’animale che vuoi mangiare. Ma ammazzalo tu in persona, con le tue mani, senza ricorrere a un coltello, a un bastone o a una scure. Fa come i lupi, gli orsi e i leoni, che ammazzano da sé quanto mangiano: uccidi un bue a morsi o un porco con la bocca, oppure dilania un agnello o una lepre, e divorali dopo averli aggrediti mentre sono ancora vivi, come fanno le bestie. Ma se aspetti che il tuo cibo sia morto e se la vita presente in quelle creature ti fa vergognare di goderne la carne, perché continui a mangiare contro natura gli esseri dotati di vita?

Eppure, neanche quando l’animale è morto lo si potrebbe mangiare così come si trova, ma si lessa, si arrostisce, si modifica la sua carne per mezzo del fuoco e delle spezie, alterando, trasformando e mitigando  con innumerevoli condimenti il sapore del sangue, affinché il senso del gusto, tratto in inganno, possa accettare quanto gli è estraneo. […]

Plutarco, “Del mangiar carne”

Plutarco, “Del mangiar carne”

Editato da Marco Giai-Levra (https://marcogiailevra.wordpress.com)

Carne e comportamento umano, a cura del Prof. Armando D’Elia

Carne e comportamento umano

Prof. Armando D’Elia – editato da Marco Giai-Levra (https://marcogiailevra.wordpress.com)

Prof. Armando D’Elia

Naturalista, chimico, studioso di dietetica vegetariana (Comitato Scientifico AVI)

In linea generale si può affermare che, in condizioni naturali, gli animali carnivori sono feroci ed aggressivi e che quelli non carnivori sono invece pacifici e socievoli.

Un’altra facile constatazione: la graduale riduzione dell’aggressività dell’uomo a misura che esso passa da una dieta comprendente molta carne ad una dieta che esclude i cibi iperproteici e in particolare la carne.

È noto, ancora, che i cani addomesticati, sebbene in natura siano carnivori ed aggressivi (erano lupi !), se si vuole che montino con efficacia la guardia ed aggrediscano persone a loro sconosciute, debbono essere alimentati con molta carne. Analogamente, se si vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni belliche efficaci, occorre dar loro abbondanti razioni di carne, utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività, violenza e insensibilità. Nell’Iliade di Omero si narra di festini a base di carne, delle specie di riti sanguinari ai quali prendevano parte i guerrieri tra una battaglia e l’altra.

Seneca faceva notare che tra i mangiatori di carne si trovano i tiranni, gli organizzatori di eccidi e di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassini, gli schaivisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra sono caratterizzati da mitezza di comportamenti. Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l’orso, se era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva irrequieto e pericoloso. Si può quindi affermare che l’igiene fisica è anche, e sempre, igiene mentale, come sosteneva J .Dalemont, descrivendo la storia dell’alimentazione umana nel suo lavoro “Manuale di igiene mentale”.

È nota l’espressione “la carne mi dà la carica”, usata da chi vuole giustificarne l’uso alimentare, dato che questa società, basata sulla competitività, sulla concorrenza e sull’arrivismo, esige dall’individuo una grinta aggressiva che permette di farsi strada (“struggle for life”).

I suddetti pochi e succinti riferimenti socio-biologici già consentono di potere affermare che la carne influisce negativamente sul comportamento umano. Occorre però motivare meglio questa affermazione, cosa che cercheremo di fare qui di seguito, partendo da alcune considerazioni di carattere generale.

Certamente l’uomo è un animale influenzabile e condizionabile da diversi fattori ambientali e in modo molto evidente da quello alimentare. Il grande Ludwig Feuerbach nel lontano 1855 sintetizzò tale grande verità nella sua famosa frase “Der Mann ist vas er isst” (“L’uomo è quel che mangia”). Ma il medesimo significato scientifico di questo aforisma (Pare che tale aforisma sia stato ispirato a Feuerbach da Jacopo Molcschott. cclcbre fìsiologo, Olandese di nascita ma ilaliano di clezione. profcssore all’Univcrsità di Roma c di Torino, scnatorc dcl Regno d’Italia) si ritrova in un altro famoso aforisma, quello del grande studioso italiano BARTOLOMEO BECCARI (medico, chimico, professore di chimica all’Università di Bologna), il quale oltre un secolo prima, nel 1728, nella lingua dotta degli studiosi del tempo, aveva sentenziato: “Quid aliud sumus, nisi it unde alimur ?” (Che cosa altro siamo se non quello che mangimo?).

Non è un caso che questi due grandi pensatori siano stati vegetariani. Essi si possono considerare a giusto titolo dei precursori di quella parte della dietetica che si basa sulla biochimica degli alimenti. Il Beccari, fra l’altro, è lo scopritore del glutine e della isovalenza tra le proteine vegetali e quelle animali.

E tuttavia sarebbe errato ritenere che prima di Feuerbach e di Beccari il principio generale della interdipendenza tra alimentazione e comportamento non fosse noto. Andando su su nei tempi remoti ci si accorge che tale grande verità affiora nel pensiero di cultori di varie discipline, per arrivare addirittura ai Sufi (antichissimi mistici vegetariani dell’Islam) i quali in sintesi sostenevano che

l’essere umano è anzitutto ciò che mangia e sulla base di questo è ciò che pensa.

L’UOMO NON È UN SEMPLICE TUBO DIGERENTE DA RIEMPIRE CON CIBI VARI. È UN ESSERE PENSANTE, IL CUI CERVELLO È UN ORGANO CHE, COME TUTTI GLI ALTRI ORGANI DEL CORPO, DEVE ESSERE NUTRITO MEDIANTE LA CORRENTE SANGUIGNA, CHE VI PORTA IL MATERIALE OCCORRENTE AL SUO METABOLISMO. 

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Noi in media oggi mangiamo in gran parte cibi prodotti dall’industria, venduti solo a scopo di profitto e ignorando le nostre autentiche necessità alimentari naturali. Come la medicina ufficiale è condizionata e finanziata dall’industria farmaceutica, così la cosiddetta “scienza dell’alimentazione” è completamente nelle mani dell’industria chimica del cibo. La logica disumana del profitto spinge gli industriali dell’alimentazione a risparmiare quanto più possibile nella produzione del cibo, ricorrendo ad ingredienti di costo inferiore e quindi di bassa qualità, curando invece le apparenze con il ricorso a coloranti e confezioni affascinanti, onde ingannare i consumatori superficiali.

È così che, mediante sofisticazioni, contraffazioni, imbrogli e speculazioni orchestrate su vasta scala dalle industrie alimentari (sicure fonti di profitto, esenti da crisi), vengono spesso spacciate per “cibi sani” delle sostanze che sono invece tossiche e velenose. Si badi bene che questo inganno è organizzato a livello internazionale (si può pertanto parlare di “multinazionali del crimine”) e che l’uso indiscriminato di coloranti, aromatizzanti, conservanti, emulsionanti, antiossidanti, ecc. costituisce un continuo attentato alla nostra salute, trattandosi di una alimentazione intossicante che causa malattie fisiche e mentali. Alti tassi di colesterolo, dovuti alla eccessiva presenza di grassi, predispongono all’obesità, all’infarto; così come gli alti tassi di proteine in alcuni cibi anche scatolati (carne, anche di pesce; molluschi; ecc.) causano uricemia, gotta, ecc. Negativa oltremodo è poi la presenza abbondante di zucchero industriale (saccarosio) in moltissimi prodotti. Importante anche notare che la maggior parte dei cereali in commercio sono raffinati sino a rendere il loro potere nutritivo pressoche nullo.

Il suddetto panorama, ancorché sommario, è sufficiente a farci capire che oggi l’industria alimentare ci offre CIBI-SPAZZATURA che intossicano il nostro fisico e la nostra mente. Psichicamente questo modo sbagliato di alimentarci ci caccia in una condizione di perenne nevrosi, CHE SUL PIANO PRATICO SI TRADUCE POI IN ATTEGGIAMENTI VIOLENTI NEI RIGUARDI DEI NOSTRI SIMILI E DEGLI ALTRI ESSERI VIVENTI.

Cosa fare? : occorre riflettere e anzitutto cercare di comprendere il ruolo che deve svolgere l’alimentazione nella vita dell’uomo, mettendolo a confronto con l’attuale modo sbagliato di alimentarci impostoci dal potere industriale pilotato dal “dio-denaro”. Da un tale confronto emergerà sicuramente, per legittimo diritto all’autoconservazione, la decisione di cambiare il nostro modo di alimentarci oggi in voga, inserendo tale decisione in un progetto di cambiamento “globale” del nostro modo di vivere, non più supinamente conformista. In particolare, sul piano strettamente alimentare, occorre giungere all’adozione di una dieta semplice ed equilibrata, economica e salutare, povera (o priva) di grassi aggiunti e non iperproteica, non distruttiva e basata sull’uso di ciò che la natura offre.

È importante che un tale progetto di cambiamento venga realizzato con urgenza perché l’attuale modo sbagliato di alimentarci sta distruggendo velocemente la nostra vita e quella dei nostri figli e non c’è tempo da perdere.

Intanto occorre far sentire le nostre voci contro le mistificazioni del potere industriale oggi imperante e pretendere cambiamenti nel trattamento dei prodotti, nella coltivazione e nella loro commercializzazione.

OCCORRE INOLTRE INFORMARE QUANTE PIÙ PERSONE È POSSIBILE CHE ESISTE UNA ALTERNATIVA AL CORRENTE MODO INNATURALE DI ALIMENTARSI.

Un numero crescente di persone, specie giovani, hanno raggiunto questo livello di consapevolezza e hanno “depurato” la loro maniera di alimentarsi; sono, cioè, diventati vegetariani, conseguendo, con questo, non solo un miglioramento evidente della propria salute fisica, ma anche una serie di conseguenze positive nel campo mentale. Il cervello, nutrito, come prima si diceva, con sangue disintossicato, acquista caratteristiche fisiologiche positive particolari: il pensiero si fa più lucido e penetrante, si consegue una vera e propria “dilatazione della mente”, aumenta la capacità di autocontrollo e la resistenza al lavoro intellettuale e a quello fisico; scompare lo stato di nevrosi e di violenza cui si accennò nel precedente stelloncino dando posto ad un atteggiamento improntato invece a tolleranza, a mitezza, a disponibilità al dialogo sereno, alla ricerca di soluzioni pacifiche delle vertenze, alI’ amore, alla socievolezza, alla condivisione.

A QUESTO PORTA IL VEGETARISMO.

Assai interessante è la inequivocabile conferma dell’acquisizione di queste caratteristiche fisiologiche particolari del cervello che ci viene dallo studio dell’attività elettrica cerebrale (che è il risultato di milioni di potenziali d’azione dei neuroni), rivelata elettroencefalograficamente (EEG). In tali elettroencefalogrammi si possono osservare diversi ritmi di base, tra i quali è di grande importanza il “ritmo alfa” perché è indotto dall’alimentazione vegetariana ed è espressione di uno stato di rilassamento neuromuscolare non del solo cervello ma di tutto l’organismo.

Questo fatto assume un notevole rilievo in quanto, modificando la dieta in senso vegetariano, si influisce, conseguentemente ed inevitabilmente, anche sul comportamento, il quale diverrà conciliante e pacifico ed apporterà una sensazione di benessere che – secondo Leadbeater – può essere considerato “analogo allo stato di meditazione sulle realtà più profonde”.

Ma… cosa si deve intendere per “vegetarismo” ?

Comunemente si intende per vegetarismo l’astenersi dal mangiare il cadavere di altri animali, ma in realtà non è solo questo. Infatti il termine “vegetarismo” deriva dal latino “vegetus”, che significa “sano, vigoroso”; il vegetarismo consiste, quindi, nell’adottare tutte quelle norme di vita pratica che consentono di diventare, appunto, sani e vigorosi, sia pure con gradualità. A tal fine, la prima cosa da fare è indubbiamente la eliminazione dalla nostra dieta del cadavere di altri animali, cioè la eliminazione della più grossolana (e più dannosa) deviazione dalla nostra alimentazione naturale, che ci portiamo dietro dalla preistoria. Ma questa deve essere considerata solo una prima tappa, giacche occorre eliminare le altre trasgressioni alle leggi naturali. In particolare:

  • ridurre quanto più possibile il ricorso alla cottura che praticamente “uccide” i cibi, mentre la natura ce li offre “vivi”,cotti a fuoco lento dai raggi del sole; possibilmente, quindi, giungere a mangiare tutto crudo. Non esiste in natura l’albero del cibo cotto!
  • eliminare dalla propria dieta tutti i cosiddetti “sottoprodotti animali” (latte di mammiferi non umani, uova, derivati del latte, come latticini e formaggi, miele)
  • reimparare a masticare correttamente (“Masticare i cibi liquidi e bere i cibi solidi” ammoniva Gandhi), cioè lungamente, lentamente e completamente
  • reimparare a respirare correttamente, attivando soprattutto la funzionalità del diaframma e ricordando che l’aria è il nostro “primo” alimento, che dinamizza tutto il metabolismo. Si può vivere per moltissimi giorni senza toccare cibi solidi, molti giorni senza liquidi, ma solo una manciata di secondi senza aria. Ogni volta che è possibile, è molto salutare fare dei veri e propri “pasti d’aria” giacche “respirare è “vivere”
  • dare la massima importanza all’attività fisica, cioè al moto. Oggi l’uomo si muove poco, con gravi conseguenze sulla propria salute, a causa dell’uso continuo dell’auto, degli ascensori, delle scale mobili (tre autentiche “protesi” delle gambe), del televisore che costringe all’immobilità. Abbiamo due grandi medici amici: la gamba destra e la gamba sinistra, che occorre usare quanto più possibile: più chilometri a piedi, più salute. Le scale sono le montagne della città: è bene farle sempre a piedi. I due famosi clinici della John Hopkins University; Brent Petty e David Herrington, utilizzando i risultati di lunghi studi statistici sugli effetti dell’esercizio fisico, hanno accertato che per ogni scalino montato la vita umana si allunga di circa quattro secondi, con beneficio anche dell’attività cardiaca
  • eliminare gli alcoolici (vino, birra, ecc.), i nervini (caffè, the, cacao; guaranà, mathe), il sale, lo zucchero industriale (bianco o scuro che sia), i grassi da estrazione, le spezie forti, (pepe, mostarde, senape, ecc.)
  • attendere la comparsa della fame per mangiare
  • evitare la sovralimentazione, causa primaria di molti gravi stati patologici che affliggono tanta parte dell’umanità
  • evitare di mescolare cibi tra loro incompatibili a causa di diverse o addirittura opposte esigenze digestive. Possibilmente, dissociare i cibi (l’uomo ha tra i tanti suoi tristi primati anche quello di essere l’unico animale che mescola i cibi!), mangiando un cibo alla volta e intervallandoli sufficientemente fra loro.

Si tratta di una serie di tappe che occorre GRADATAMENTE realizzare per raggiungere alla fine a pieno titolo lo stato di “vegetus”. “Vegetariano” si può considerare colui che è “IN MARCIA” per diventare, appunto, “vegetus”. Fermarsi al primo gradino, cioè alla sola eliminazione della carne, non è sufficiente. Occorre invece proseguire, altrimenti ci si appiattisce su tale prima tappa e non si è più animati dal desiderio di andare avanti. A quel livello ci si potrà considerare soltanto dei “NON MANGIATORI DI CARNE”.

C’è chi, avendo eliminato la carne dalla propria dieta, ritiene necessario preoccuparsi di doverla “sostituire” con qualche altro cibo di eguale valore; preoccupazione infondata giacchè

UN VELENO NON SI SOSTITUISCE, MA SEMPLICEMENTE LO SI ELIMINA E BASTA.

Di solito simili idee “sostitutive”derivano dal fatto che la carne è comunque ritenuta, errando, l’unica fonte di proteine, per cui la sua eliminazione può dare l’impressione che manchi il terreno sotto i piedi: quindi, si pensa, occorre un altro cibo egualmente proteico o più proteico della carne per colmare il vuoto alimentare prodottosi! In questo errore cadono anche molti “vegetariani”, i quali sostituiscono una fettina di carne da 100 grammi con due o più etti di formaggio, notoriamente molto più proteico della carne oppure con piattoni di legumi, anch’essi più proteici della carne.

Naturalmente continueranno ad accusare le conseguenze negative da iperproteinosi con l’aggravante che oggi i formaggi sono diventati una sorta di discarica di tutti i farmaci intossicanti somministrati agli animali allevati industrialmente. Fatto salvo l’aspetto etico, continuare a mangiare la fettina costituiva forse, sul piano salutistico, il male minore. Ma chi non ha capito ancora questo si lamenterà e si meraviglierà dicendo: “Eppure ho abbandonato la carne!” E allora, cosa bisogna fare ? Risposta:

OCCORRE STAR LONTANI DA TUTTI I CIBI IPERPROTEICI, SIA ANIMALI (CARNE, FORMAGGI, UOVA) CHE VEGETALI (LEGUMI) ALCUNI DEI QUALI – COME LE LENTICCHIE – SONO RICCHI DI PURINE E ALTRI, COME I FAGIOLI, CONTENGONO “ANTIENZIMI’, CIOE’ DEI COMPOSTI CHE INATTIVANDO GLI ENZIMI DIGESTVI (SPECIE LE AMILASI E LA TRIPSINA), SONO, DI FATTO, ANTINUTRIZIONALI.

I grandi primati (come il gorilla, che ha una muscolatura formidabile) non mangiano alimenti iperproteici.

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Si tenga ancora presente che i legumi sono semi e che i semi, depositari della vita vegetale, “si difendono”; quindi la presenza degli antienzimi nei semi deve essere interpretata come “un loro mezzo di difesa”. Analogo significato può essere attribuito alla presenza della caffeina nei semi di caffè, della teobromina nei semi di cacao, della avidina nell’albume delle uova di gallina, dell’acido fitico nei semi di molte graminacee e di alcune leguminose, ecc., ecc..

Ma l’invito a star lontani da tutti i cibi iperproteici è giusto, oltre che per il motivo anzidetto, anche perchè un’alimentazione troppo proteica, essendo ricca di fenilanina e di tirosina, porta alla produzione di neurotrasmettitori che predispongono alla aggressività; ne riparleremo tra poco.

II precedente stelloncino iniziava accennando all’influenza del vegetarismo sulla mente, sull’intelligenza e sul comportamento dell’uomo. Occorre ora suffragare tale impegnativa affermazione portando degli esempi di noti vegetariani che con la loro vita e le loro opere hanno dimostrato, appunto, che il vegetarismo porta immensi benefici non solo al corpo, ma anche alla mente.

Già il grande Giovenale (Satira X, 512), circa 20 secoli fa, aveva sentenziato, con una massima eterna. la stretta dipendenza della sanità della mente da quella del corpo: “MENS SANA IN CORPORE SANO”. La mente, quindi, non può essere sana se non è sano il corpo: priorità, pertanto, della salute del corpo, assurta a “conditio si ne qua non” per la salute mentale.

Molto più tardi, nel XVII secolo, un’altra voce autorevole, quella del filosofo inglese Johri Locke, nella sua opera “Pensieri sull’educazione” (1693) doveva tornare a sottolineare la indiscutibile validità dell’assioma di Giovenale e cioè la dipendenza della sanità della mente da quella del corpo.

In pratica, se il corpo con il vegetarismo si disintossica, il sangue che nutre il cervello diventa più puro ed il cervello conseguentemente funziona meglio, manifestando quelle caratteristiche positive accennate all’inizio del precedente stelloncino. A proposito di esempi di noti vegetariani da portare come prova di quanto sopra detto si può facilmente constatare che

GLI UOMINI PIÙ INTELLIGENTI, PIÙ COLTI, PIÙ APERTI, PIÙ TOLLERANTI DEL MONDO, IN TUTTI I TEMPI, SI ANNOVERANO TRA I VEGETARIANI, IN TUTTI I CAMPI DELLO SCIBILE : NELLE SCIENZE, NELLA FILOSOFIA, NELL ‘ ARTE, NELLA LETTERATURA, NELLA MEDICINA, ECC. .

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Ecco qui di seguito un elenco, largamente incompleto, dei più noti e famosi vegetariani che con le loro opere e con i loro esempi hanno dato all’umanità intera delle guide sicure:

ANDERSEN, ARISTOTELE, BACONE, BASSANI, BAYLE, BERNARDIN DE SAINT PIERRE, BOSSUET, BUFFON, BYRON, CALVINO, CAPITINI, CHATEAUBRIAND, CICERONE, CINCINNATO, CUVIER, DARWIN, DIOGENE, DOSTOJEVSKJ, EDISON, EINSTEIN, EMERSON, EPICURO, ERODOTO, ESCHILO, ESIODO, EURIPIDE, FEUERBACH, FLAUBERT, FRANKLlN, FREUD, FROMM, GALENO, GANDHI, GIOVENALE, GOETHE, HUGO, HUXLEY, IPPOCRATE, JUNG, KAFKA, LAMARTINE, LEIBNIZ, LEONARDO, LEVI-STRAUSS, LOCKE, LORENZ, LUCREZIO, MAHLER, MARCOAURELIO, MARCUSE, MARTINETTI, MICHELET, MILTON, MONTAIGNE, MONTESSORI, MORAVIA, MORO T., NEWTON, NIETZCHE, NIJINSKI, ORAZIO, ORIGENE, OVIDIO, PAGANINI, PASCAL, PITAGORA, PLATONE, PLINIO, PLOTINO, PLUTARCO, PORFIRIO, RAMAN, RECLUS, ROUSSEAU, RUSKIN, RUSSELL, SCHOPENHAUER, SCHWEITZER, SHAW, SENECA, SHELLEY, SCHELLING, SIBELIUS, SOCRATE, SOFOCLE, SPENCER, SPINOZA, STUART MILL, SWEDENBORG, TAGORE, TEOFRASTO, TESLA, THOREAU, TIZIANO, TOLSTOI, VAN GOGH, VIRGILIO, VOLTAIRE, WAGNER, WASHINGTON, WEBB, YEUDI MENUHIN, ZAMENHOF, ZENONE

Vediamo ora cosa succede, invece, se il sangue che nutre il cervello vi fa giungere i cataboliti dei cibi di origine animale, specie della carne, e tutte le altre numerose tossine provenienti dai vari tipi di cibo-spazzatura esistenti in commercio .

Succede che la fisiologia cerebrale ne resta influenzata ed il comportamento sarà caratterizzato da intolleranza, tendenza alla tigiosità, aggressività. Al posto dell’amore, l’odio; al posto della convivialità e della unione, la separazione, l’annullamento della socialità, la violenza. L’uomo è cacciato in un feroce individualismo.

È quel che vuole il potere:

DIVIDE ET IMPERA !

Ecco perché il POTERE (che sa manovrare l’arma alimentare in modo da condizionare il comportamento umano e orientarlo nel verso che gli fa più comodo)

FA DI TUTTO PER INDURCI A MANGIARE CIBI MORTI, AVVELENATI E QUINDI INTOSSICANTI.

In quanto alla carne, costituita in sostanza da cadaveri cotti, abbiamo dimostrato che si tratta di un cibo gravemente dannoso per l’uomo; è, pertanto, logico che il potere, invece, ne propugni l’uso, avendo bisogno di creare sudditi ammalati nel fisico e, come s’è detto prima, nella mente.

IL BERSAGLIO È, INFATTI, IN ULTIMA ANALISI, IL CERVELLO, CHE SI VUOLE RENDERE INCAPACE DI CAPIRE.

L’alcool contribuisce notevolmente a tale manipolazione dell’attività del cervello e alla menomazione delle sue capacità cognitive. Giustamente il grande igienista francese Paul Carton qualificò l’alcool “uno dei tre alimenti assassini” (gli altri due sono la carne e lo zucchero industriale). Assunto nelle note forme commerciali (vino, birra, liquori, frutta sotto alcool, aperitivi, digestivi, ecc.) instaura nell’uomo una sorta di passiva e rassegnata accettazione delle strutture sociopolitiche create dal potere, alle quali offre un consenso acritico, reso possibile dall’annullamento delle capacità di autonomia di giudizio.

Tale azione devastante dell’alcool è completata dalle martellanti campagne di disinformazione operata incessantemente dai mass-media (stampa, televisione, radio, ecc.), con l’aiuto di individui prezzolati reclutati per l’occasione nell’ambito della medicina ufficiale, della cosiddetta “scienza dell’alimentazione” e della dietologia.

Basta osservare un ubriaco per comprendere che l’alcool agisce direttamente sul cervello; il potere lo sa ed è perciò che ne favorisce l’uso.

AVETE MAI VISTO UN DIVIETO DI ACQUISTO DI ALCOOLICI?: NON LO VEDRETE MAI!

La maggior parte della viticultura è finalizzata alla vinificazione di quello splendido frutto che è l’uva. Così, si possono acquistare liberamente ettolitri di vini e liquori, mentre, se è lo Stato si comportasse come “un buon padre” , dovrebbe tutelare la salute di tutti i cittadini suoi figli proibendo l’uso di questo veleno.

L’ALCOOL E’ LA DROGA DI STATO!

Nel maggio del 1982 fece molto scalpore la pubblicazione, sull’edizione italiana di “The Practitioner” (ma, dopo poco, anche su “Farmacia” n. 3 -1982), di un coraggioso rapporto, lungo e dettagliato, del prof. Alberto Madeddu, primario psichiatra nell’Ospedale provinciale Antonini di Limbiate, dal titolo esplosivo ” Alcool, la droga con il contrassegno di Stato”. Di tale rapporto, fra le impressionanti descrizioni degli effetti della droga alcool, ci limitiamo, per ragioni di spazio, a riferire la seguente importante affermazione: “Mentre la stampa dedica ampio spazio ad alcune centinaia di morti per eroina, più di 10.000 persone muoiono per alcool, nel silenzio generalizzato. Aggiungiamo che il n. 14 de “Il medico d’italia” (aprile 1985) informava che “nel 1984 l’alcool ha ucciso in Italia 10.450 persone mentre le droghe cosiddette pesanti avevano fatto 385 vittime”; e concludeva “L’alcool rimane un temibile killer”.

Di tanto in tanto alcune voci oneste si levano coraggiosamente per denunciare i tremendi effetti dell’alcool ed abbiamo prima citato una di queste voci, il prof. Madeddu.

Ultimamente però (novembre 1994) l’OMS, in un durissimo comunicato emesso a Ginevra, si è pronunciata “anche contro un uso moderato di alcool” smentendo così le teorie che ne sdrammatizzavano gli effetti sulla salute.

L’ALCOOL, DUNQUE, SI PALESA ED AGISCE IN PRATICA INDUBBIAMENTE COME UN POTENTE ALLEATO DEL POTERE.

In conclusione, mentre il vegetarismo favorisce (e lo abbiamo comprovato con il nutrito elenco di grandi vegetariani) le più eccelse facoltà cognitive, i carnami e gli altri cibi intossicanti deprimono tali attività cognitive, esaltando comportamenti dannosi all’individuo e alla società, ottunde i cervelli e li massifica a beneficio del potere, che ha interesse ad avere sudditi rassegnati, ammalati e tenuti accuratamente all’oscuro della nocività della carne.

Per avere tale tipo di sudditi occorre manipolare la loro alimentazione, in combutta con altre forze oscurantiste, che predicano anch’esse la rassegnazione (e pure I’antropocentrismo, che in fin dei conti giustifica il carnivorismo).

A conclusione dei precedenti stelloncini di questo sottocapitolo possiamo con sicurezza affermare che

TRA CORPO E MENTE ESISTONO LEGAMI MOLTO STRETTI SUI QUALI ESERCITA UNA DECISA INFLUENZA LA QUALITA’ DELLA NOSTRA ALIMENTAZIONE.

Detto questo, bisogna però anche ammettere che, nonostante tali innegabili connessioni, è difficile, se non impossibile, tracciare una netta linea di demarcazione tra corpo e psiche. Ma, a parte gli effetti prima descritti, oggi la neurobiologia e la chimica dei neurotrasmettitori ci danno la possibilità di spiegare la fisiologia dei meccanismi biochimici che presiedono all’instaurarsi di determinati comportamenti e non di altri.

QUESTO CI CONSENTE DI OPERARE CON SICUREZZA SCELTE CONSAPEVOLI TRA I CIBI A NOSTRA DISPOSIZIONE PRIVILEGIANDO ALCUNI ED EVITANDO ALTRI.

Non si può non accennare ora ad alcune nozioni fondamentali di anatomia e fisiologia della cellula cerebrale, che si differenzia dalla maggior parte delle altre cellule del nostro corpo in quanto essa può, a mezzo di particolari ramificazioni, comunicare con gli altri neuroni utilizzando dei punti di giunzione tra due neuroni chiamati “sinapsi”. Tale comunicazione avviene grazie ad un composto chimico che, appunto per tale sua funzione, è chiamato “neurotrasmettitore”. Questo neurotrasmettitore “trasmette” da una cellula all’altra dei “messaggi”, attivando un “recettore” specifico situato sulla membrana della cellula successiva.

Tenendo presenti queste succinte notizie di base, passiamo a dare sinteticamente alcune informazioni, limitatamente a quelle che permettono di orientarsi, sia pure genericamente, nella scelta dei vari cibi; ovviamente esula dai compiti del presente lavoro la trattazione particolare dei complicati meccanismi biologici cerebrali, peraltro estremamente importanti per la psicofarmacologia, dei quali quindi non parliamo, rimandando il lettore che volesse approfondire tale settore a lavori più ampi o specifici (consigliamo: Alberto Lodispoto -Medicina somato-psichica -ediz. Mediterranee -Roma).

Una considerazione preliminare: il cervello funziona osservando leggi biochimiche e attività fisiologiche non dissimili da quelle dell’uomo dell’età della pietra fissate da migliaia e migliaia di anni.

L’energia necessaria all’attività dei 100 miliardi di cellule mediamente presenti nel cervello umano è fornita infatti da circa 200 grammi quotidiani di glucosio, combustibile ricavabile solo dagli alimenti di origine vegetale (unica eccezione il latte, che lo contiene, combinato con il galattosio, nel disaccaride lattosio; l’enzima “lattasi”, come già detto in altro punto del volume, scinderà, poi, per idrolisi, il lattosio in una molecola di glucosio ed in una di galattosio).

La indispensabilità del glucosio (e quindi di una alimentazione essenzialmente di natura vegetale) per la funzionalità del cervello è comprovata dallo stato di anormalità che si verifica quando la quantità del glucosio ematico diventa deficitaria (il classico “calo degli zuccheri” , che tutti constatiamo e che arriva attorno alle ore 18), anormalità che si manifesta solitamente con i seguenti sintomi:

  1. l’attività cerebrale diviene palesemente debole
  2. la vita emozionale sembra spegnersi
  3. si avverte un certo disagio psichico
  4. sorge la sensazione di fame

Quanto sopra fa capire la grande convenienza nutrizionale della assunzione, con una certa continuità, di:

  • monsaccaridi (zuccheri della frutta, prevalentemente glucosio e fruttosio) o/e
  • disaccaridi (lattosio, maltosio, saccarosio, ecc.) o/e
  • polisaccaridi (amido dei cereali, delle patate, di alcuni frutti e radici. ecc.)

(Il saccarosio (C12 H22 O11) è quel noto prodotto commerciale usato comc dolcifìcante ottenuto dalla canna da zucchero o dalla barbabietola. Si trova però, in natura, anche in alcuni frutti, ai quali conferisce il sapore dolce in concorso con il glucosio ed il fruttosio, compresenti. Esiste tuttavia qualche frutto il cui sapore dolce è dovuto unicamente al saccarosio; ad esempio, l’ananas: 10 grammi di saccarosio in 100 grammi di parte edibile).

Sia i disaccaridi che i polisaccaridi, poi, daranno sempre glucosio alla fine della loro digestione (operata dai fermenti amilolitici esistenti nei vari distretti dell’apparato digerente); sono anch ‘essi, quindi, fonte di energia (resa: 4 kcal/g) e, pertanto, producono pure risparmio di proteine. E’ bene però che specialmente la assunzione dei polisaccaridi avvenga a dosi piccole e ripetute, in modo da assicurare una adeguata costanza di velocità nel lento rilascio di glucosio: tale rilascio “continuo ” permetterebbe un auspicabile e parallelo “continuun ” anche della resa cerebrale.

Ecco, quindi, l’antifisiologicità del mangiare ad ore fisse: autentica assurdità cui sono soggetti oggi pressochè tutti i lavoratori, ai quali il datore di lavoro (anche lo Stato! ) lascia solo pochi minuti da dedicare sveltamente al pasto per riprendere poi a lavorare subito dopo. Sarebbe invece necessario mangiare con calma, effettuando una lunga ed accurata masticazione (“prima digestio fit in ore”) che consenta alla ptialina, fermento amilobiotico della saliva, di agire specie sui polisaccaridi iniziando chimicamente la loro demolizione.

Riteniamo utile aggiungere i seguenti altri dati e considerazioni riguardanti il cervello umano, che è l’organo-principe del nostro corpo:

  1. consuma il 20% dell’ossigeno assorbito e trasportato dalle apposite cellule, superspecializzate, del sangue, cioè dai globuli rossi. Da notare che tra i cervelli dei vertebrati quello umano ha di gran lunga il primato (prima quantificato) del consumo di ossigeno; i cervelli degli altri vertebrati consumano in media dal 2% sino al massimo dell’8% dell’ossigeno fissato dai globuli rossi
  2. è attraversato, in 24 ore, da circa 2160 litri di sangue, pari a circa 40 volte la massa totale del sangue stesso
  3. 100 grammi di cervello assorbono da 600 a 800 cm3 di ossigeno al minuto
  4. i 3 dati prima riportati ci fanno comprendere la grande importanza che, per una buona funzionalità del cervello, ha una corretta e profonda respirazione (che deve mobilitare, oltre alle costole, anche -e soprattutto- il diaframma); condizione indispensabile per potere assorbire l’ossigeno in quantità sufficiente a soddisfare anche le esigenze di ossigenazione del cervello
  5. Il cervello ha una “fame” talmente grande di ossigeno che le cellule nervose, dopo un arresto dell’attività cardiaca e respiratoria, restano in vita solo per 2 o 3 minuti; quindi i tentativi di rianimazione debbono essere esperiti entro questo breve lasso di tempo, oltrepassato il quale l’attività nervosa superiore risulta irrimediabilmente compromessa, anche se poi vengono ripristinate le attività respiratoria e circolatoria. Si può quindi dire che il cervello è un motore che va “a zucchero” ma va anche “ad “ossigeno”.
  6. I rapporti tra attività cerebrale e vitalità generale sono stati studiati soprattutto da C.Coltman (neurobiologo dell’Università della California), Z.Khachaturian (del dipartimento di neuroscienza e neuropsicologia dell’apprendimento), dagli psicologi H. Weingarthner (specialista per i problemi dell’invecchiamento) e J.Fozard; questi quattro studiosi, a conclusione di lunghe indagini e ricerche, affermano concordemente che il lavoro espletato dal cervello in età avanzata influisce positivamente in quanto aumenta la salute fisica generale, la vitalità e l’aspettativa di vita, ingenerando ottimismo, fiducia in sè stessi e autostima.

Commentiamo questo invito a tener desta l’attività del cervello ricordando che, dato che per essere attivi bisogna aver voglia di aumentare le proprie conoscenze, occorre dare davvero ragione a Ronald Graham il quale diceva: “Se si smette di imparare si incomincia a morire! “

Abbiamo detto prima che il cervello umano è un motore che va a zucchero, in particolare a glucosio; aggiungiamo ora che la fisiologia cerebrale deve fare i conti con diversi neurotrasmettitori che agiscono sulla cellula nervosa facilitando o impedendo la trasmissione, oppure agendo da “modulatori”. I più importanti neurotrasmettitori sono: la noradrenalina, il triptofano, l’acetilcolina, la dopamina, la serotonina, l’acido gamma-aminobutirrico (in sigla, GABA), la glicina, la istamina, la tirosina.

Alcuni di questi neurotrasmettitori sono particolarmente importanti perché influenzano in modo notevole il comportamento qualora si inseriscano nella propria dieta dei cibi che ne provocano la formazione partendo da specifici aminoacidi. In particolare, nel cervello l’aminoacido triptofano si converte in serotonina, fatto che si esprime dicendo che “il triptofano è un precursore della serotonina”.

Occorre precisare che il triptofano si converte in serotonina con l’intermediazione di un enzima che esercita azione catalitica e che si chiama triptofano-idrossilasi (o idrossitriptofano).

Il triptofano, però, essendo un aminoacido “essenziale”, e fornito dal cibo essendo presente in molti alimenti di origine animale e vegetale. Peraltro la trasformazione del triptofano in serotonina avviene velocemente: inizia, infatti, appena un’ora dopo un pasto ricco di carboidrati, composti di esclusiva origine vegetale (zuccheri in genere, in particolare fruttosio e glucosio; destrina; amidi; frutta zuccherina, soprattutto). Il glicogeno, comunemente considerato “amido animale”, non ha rilevanza nutrizionale e, come il collagene, non influisce sulla formazione di serotonina.

II triptofano si trova, come già detto, anche nel mondo vegetale, non solo nei semi (specie nei semi delle leguminose) ma anche negli ortaggi e nella frutta. Portiamo alcuni esempi (i contenuti in triptofano sono espressi in mg in 100 g di parte edibile): lattuga 16, funghi porcini 38, patata 28, cavolo cappuccio 22, spinaci 53, carciofo 17, zucchina 17, banana 14, pesca 4, uva 3, fico 53, mango 119, arancia 44, kaki 110, pera 51, mela 58. Il triptofano è poi abbondante nei semi di arachidi, noci, nocciole, mandorle, ecc.. Se si assumono questi alimenti, si produce nel cervello il neuro-trasmettitore serotonina, che svolge le seguenti importanti azioni: favorisce il sonno, dà una sensazione di soddisfazione e di sazietà, induce alla socievolezza, innalza la soglia del dolore, attivizza le encefaline, agevola il superamento sia degli stati d’ansia e di depressione che di quelli caratterizzati da agitazione, permette di controllare il desiderio smodato di dolci.

Come si vede, la serotonina è ampiamente coinvolta nella determinazione del comportamento. in senso completamente positivo, anche perché provoca sensazione di rilassamento e di calma interiore.

Tra i neurotrasmettitori spiccano, per importanza, anche la tirosina e la colina, che è precursore della acetilcolina.

In conclusione si può affermare:

  • che i cibi animali ad alto contenuto proteico (come la carne -compresa quella di pesce-, i derivati del latte, le uova), essendo ricchi, come già si disse, di fenilalanina e di tirosina, stimolano due neurotrasmettitori, la dopamina e la norepinefrina, che provocano un COMPORTAMENTO ENERGICO, AGGRESSIVO E VIOLENTO.
  • che, invece, i cibi di origine vegetale, identificabili nei carboidrati, sono in relazione con l’attività del neurotrasmettitore serotonina che, attraverso sensazioni di rilassamento e di calma, provoca un COMPORTAMENTO PACIFICO.
  • che la concentrazione di triptofano che entra nel cervello e della serotonina che viene prodottà è maggiore se si mangiano carboidrati, confermando così che i VEGETALI FAVORISCONO SICURAMENTE LA FORMAZIONE DI SEROTONINA.

I tre punti sopra citati sono le conclusioni alle quali sono giunti molti ricercatori; recentemente sono stati confermati dalla Majo Foundation for Medical Education and Research, Rochester, Minnesota, USA.

Ci piace riportare anche quanto, a proposito dell’antagonismo dei due comportamenti, sopra riportati, indotti dai neurotrasmettitori, dice Pier Luigi Rossi, medico, specialista in scienza dell’alimentazione, Primario Unità operativa di medicina e pediatria di base (da “II giornale della natura”):

“II triptofano, la cui presenza nel cervello è legata al tipo di dieta seguita, genera la serotonina, il neurotrasmettitore della gioia, della serenità, del gioco. La serotonina contribuisce a far emergere una sessualità ludica, una sensazione di appagante soddisfazione, un sonno profondo, una sazietà da cibo veloce, lo sviluppo di legami sociali, parentali e di solidarietà. Insomma

LA SEROTONINA SEMBRA ESSERE UNA MOLECOLA CHIMICA NATURALE CHE PUO’ AVVICINARE L’UOMO ALLA FELICITÀ .

Gli alimenti vegetali, essendo ricchi di amido e fibra – continua il dott. Rossi, con il suo stile brillante ma sempre rigorosamente scientifico –

INFLUENZANO LA CONCENTRAZIONE DI TRIPTOFANO NEL CERVELLO, AUMENTANDONE LA DISPONIBILITÀA ESSERE TRASFORMATO IN SEROTONINA.

Un pasto proteico di origine animale (carni, formaggi o salumi) riduce, invece, la presenza di triptofano nel cervello.

QUESTA CONDIZIONE DETERMINA UNO STATO DI AGGRESSIVITÀ, DEPRESSIONE, ANSIA, PROPENSIONE ALLA LOTTA.

Un quotidiano eccesso proteico può influenzare la funzione del cervello apportando una forte presenza di tirosina, dopamina, noradrenalina e una marcata carenza di triptofano e serotonina.

QUESTO PORTA, NEL LUNGO PERIODO, A UNA “SCONFITTA” PSICOLOGICA E FISICA. IL CORPO UMANO NON PUO’ ESSERE VIOLENTATO DALLA CULTURA E DAL DENARO. ESSO RISPONDE A LEGGI FISIOLOGICHE E BIOCHIMICHE FORMATESI DURANTE IL MILLENARIO PROCESSO EVOLUTIVO”.

Così Rossi, il quale ha ribadito sinteticamente tale sua opinione in proposito (“La Repubblica” -9.5.1996) : “Il pensiero, l’amore, il piacere, la memoria sono generati da reazioni biochimiche cerebrali dipendenti da nutrienti alimentari: la scelta degli alimenti influenza i comportamenti e le emozioni quotidiane”. Quanto è stato sin qui esposto a proposito del triptofano e della serotonina ha trovato piena conferma SPERIMENTALE da parte di John Fernstrom e Richard Wurthman, biologi del Dipartimento della nutrizione e delle scienze alimentari al Massachusetts Institute of Technology.

Riteniamo di aver sin qui dimostrato sufficientemente che l’alimentazione influisce decisamente sulla psiche e sul comportamento umano: in senso positivo se si tratta di alimentazione vegetariana e in senso negativo se, invece, nella dieta prevalgono le proteine animali e in particolare la carne.

Si tratta di “conquiste” scientifiche di enorme rilievo culturale perché dimostrano che,

OPERANDO OCULATE SCELTE NEI CIBI, POSSIAMO CONSAPEVOLMENTE ORIENTARE I NOSTRI COMPORTAMENTI IN SENSO FAVOREVOLE AD UN REALE PROGRESSO DELL’UMANITA’ ANCHE SUL PIANO SOCIALE, ELIMINANDO L’AGGRESSIVITA’ E LA VIOLENZA SIA INTERSPECIFICA CHE INTRASPECIFICA.

Tuttavia, nonostante la ottimistica conclusione del precedente stelloncino, si sta verificando, anche nel campo delle entusiasmanti scoperte della neurobiologia prima illustrate, quello che è avvenuto, purtroppo, in altri casi consimili: e cioè che scoperte scientifiche innovative sono state considerate “utili occasioni” per imbastire speculazioni commerciali da parte di imprenditori senza scrupoli dell’industria farmaceutica. Riferendoci in particolare al caso che ci riguarda (scoperte neurobiologiche), sono state immesse sul mercato farmacologico dei “neurococktail”, miscugli di aminoacidi, ormoni e neurotrasmettitori, contenenti anche fruttosio, sali vari e succhi di frutta. Tali intrugli, che, lanciati negli USA, hanno già invaso l’Europa, sono noti come “smart drinks” (“bevande di energia”) e riscuotono un gran successo tra i giovani; i diversi tipi di queste bevande hanno nomi di fantasia che suggestionano e inducono al loro acquisto.

Così, si trova il “Sorgi e brilla”, una dose del quale contiene ben 500 milligrammi dell’aminoacido fenilalanina. E poi ancora il “Fast blast” (scoppio veloce), il “Power maker” (generatore di potenza), l'”lnferno taurino”, ecc..

Indubbiamente tali pozioni sono dannose alla salute; soprattutto dei giovani, i quali sono attratti dalla propaganda che accompagna questo smercio e che fa credere in effetti-bomba: ad esempio, ci sono bevande che promettono meraviglie, come la “Memory fuel” (benzina per la memoria) contenente colina per la produzione del neurotrasmettitore acetilcolina, la “Brain boost” (carburante per il cervello), miscuglio di colina, fenilanina e caffeina. Alcune di queste pozioni hanno provocato morti; una di tali bevande, a base di dosi massicce di triptofano, avendo provocato ben 28 morti, ha dovuto essere ritirata dal commercio. In media le dosi di questi intrugli costano circa tre dollari l’una.

Cosa fa la Fda (Food and drug administration) che dovrebbe controllare, per obbligo istituzionale, i cibi ed i farmaci? Ufficialmente si oppone alla diffusione di questi prodotti dannosi, ma sul piano pratico afferma che non riesce a bloccare il loro commercio in quanto ormai “il loro uso è molto diffuso” (!).

Per fortuna, in Italia di questi intrugli di neurotrasmettitori ancora non esiste un mercato preoccupante; così assicura l’Istituto Superiore della Sanità. In cambio circolano il “crack”, però, ed altre pericolosissime “bombe” distruttive.

La serotonina che, come il lettore avrà capito, riveste una particolare importanza avendo la particolare capacità di produrre sonno, soprattutto senza sogni, si è meritato giustamente l’appellativo di “sonnotonina”.

Il prof. Roberto Paoletti, direttore dell’Istituto di scienze farmacologiche dell’ Università di Milano e Presidente della “Nutrition Foundation of Italy” ha sottolineato gli importanti legami tra dieta e cervello: tutti sanno che talune patologie psichiche provocano condotte alimentari alterate (ad esempio, bulimia ed anoressia nervosa), ma è anche vero il contrario e che cioè

LA DIETA INFLUENZA L’ATTIVITA’ PSICHICA.

Si possono elencare con sicurezza almeno sei neurotrasmettitori la cui concentrazione può essere influenzata

MANIPOLANDO L’ASSUNZIONE ALIMENTARE DEI LORO PRECURSORI.

Ad es., il triptofano, precursore della serotonina, assunto con i cibi, regola la quantità della serotonina nel nostro cervello;

SE VIENE RIDOTTA LA QUANTITA’ DI SEROTONINA, AUMENTA L’AGGRESSIVITA’, DIMINUISCE IL SONNO E SI INSTAURA UNO STATO DEPRESSIVO.

Il prof. Levi, Presidente della Società italiana di neuroscienze, afferma che dal 1973 circa si assiste ad uno sconvolgimento del tradizionale paesaggio biomedico, soprattutto con le sorprendenti scoperte dei neurotrasmettitori e dei precursori. Ma anche la chimica relativa all’attività della cellula nervosa ha fatto passi da gigante; per esempio, si sa che il cervello è l’organo a più alto metabolismo, utilizzando, infatti da solo, l’80% del glucosio prodotto dall’organismo, cioè circa 200 grammi al giorno, come già s’è detto .

È necessario, ora, accennare brevemente ad un importante fenomeno che, benchè del tutto fisiologico, deve essere considerato -giacché tale sembra- un “fenomeno paradosso”. Consumando un pasto ricco di carne o di uova o di latticini (alimenti ricchi di triptofano) ci si dovrebbe attendere, dato quanto si è detto prima, che tale aminoacido si trasformi nel neurotrasmettitore serotonina. Ma abbiamo affermato nel contempo (e sembra una contraddizione) che l’alimento iperproteico “carne” crea aggressività e che invece, la serotonina è foriera del comportamento opposto, pacifico, rilassante e interiormente calmo. Come è possibile conciliare le due affermazioni ? La realtà è che il triptofano della carne e degli altri cibi iperproteici invece di incrementare nel cervello la serotonina vi provocano la sua diminuzione. Ecco cosa avviene: dopo una abbondante ingestione di carne è vero che aumenta nel sangue il triptofano, ma è anche vero che aumentano, nel contempo, anche altri due amino acidi e cioè la leucina e la tirosina, IN MISURA MAGGIORE DEL TRIPTOFANO, per cui essi impegnano prioritariamente i meccanismi di trasporto degli aminoacidi, a detrimento del triptofano. Di conseguenza il triptofano giunge al cervello in dosi molto basse provocando indirettamente una relativa diminuzione della serotonina e questo fatto provoca un comportamento aggressivo e violento.

QUESTO E’ L’AUTENTICO MECCANISMO DELLA GENESI DEL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO DOVUTO AL RICORSO ALLE PROTEINE ANIMALI.

Ma allora, dato che modificando l’alimentazione si può influire sul comportamento umano, è forse errato affermare che l’aggressività è insita nella natura umana?. Sì, è errato.

Il più mansueto degli erbivori, se viene minacciato seriamente nella sua esistenza, certamente reagirà (costrettovi, guidato dall’istinto della sopravvivenza insito in ogni animale) e cercherà di opporsi, se a ciò non basta l’allontanamento o la fuga, anche con la violenza, ad una violenza che gli si vuole esercitare. Prendiamo esempio da quel che avviene in una corrida, durante la quale il toro, in extremis, duramente e ciecamente colpito, senza ragione, dal torero, reagisce per legittima difesa, cercando di colpire chi sta minacciando la sua esistenza. Ovviamente, questa del toro non è aggressività “innata”.

E nell’uomo? Se fosse vero che l’aggressività è insita nella natura umana sarebbe vanificato tutto quello che sinora abbiamo detto; ma non è vero, giacché nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo -e lo abbiamo dimostrato- anche con l’alimentazione.

Orbene, anche l’antropologia così come la scienza moderna dell’alimentazione, che utilizza le scoperte della neurobiologia -afferma, sia pure con altre considerazioni, che condividiamo, le stesse cose. Riteniamo opportuno pertanto, esporre quello che a tal proposito afferma il noto antropologo prof. Luigi Lombardi Satriani in risposta alla domanda se l’aggressività è innata o è indotta dall’ ambiente. “È un alibi -risponde Satriani- rinviare l’aggressività alla natura; un alibi che la nostra società cerca di fornire a sè stessa per scaricarsi di molte responsabilità. In realtà, nessun uomo nasce “cattivo”. Se così fosse, l’aggressività sarebbe universale, cosa che la ricerca antropologica smentisce. Sono esistite ed esistono ancora società che hanno sviluppato culture assolutamente non violente. Sono sempre più rare e bisogna cercarle fra i popoli che non hanno avuto troppi contatti con la cosiddetta civiltà moderna e con i suoi valori. Per esempio, certe tribù dell’Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa in Venezuela, hanno saputo costruire una società molto pacifica, volta alla cooperazione. Non c’è traccia di aggressività nell’educazione dei loro bambini e i giuochi infantili rispecchiano l’equilibrio del sistema; sono fatti di danze, canti, amore. L’odio è sconosciuto.”

ED È ORMAI RISAPUTO CHE QUESTE POPOLAZIONI SONO VEGETARIANE: QUALE MIGLIORE CONFERMA CHE L’ALIMENTAZIONE FORGIA ANCHE IL COMPORTAMENTO?

Sono stati soprattutto gli studi di Yudhit e Richard Wurthman (già citato) a dare validità scientifica alla influenza dell’alimentazione sul comportamento umano e alla applicazione in farmacologia dei risultati dei loro studi. Oggi, i farmaci che provocano una diminuzione dell’attività del neurotrasmettitore dopamina sono usati per curare le psicosi ; mentre i farmaci che stimolano la sintesi dell’ adrenalina hanno un effetto antidepressivo. Ancora, dosi farmacologiche di triptofano e di colina (aminoacido necessario, come precursore, alla sintesi del neurotrasmettitore acetilcolina) sono impiegate nel trattamento della depressione e dell’insonnia. La colina è usata nella cura della discinesia, malattia simile al morbo di Parkinson.

Il dott. Ivan Goldberg, del New York Institute of Psychopharmacology, specialista nella terapia della depressione, ha dimostrato che i depressi (che lui chiama “i diseredati della speranza”) accusano una quasi totale assenza di noradrenalina, neurotrasmettitore che infonde fiducia, entusiasmo, vittoria. Lo ha constatato esaminando le loro urine, dove non ha riscontrato traccia del metabolita della noradrenalina, la cui assenza in origine è, così, dimostrata. Ebbene, afferma il dott. Goldberg, dando ogni mattina a costoro 100 mg di L-tirosina, che è il precursore della noradrenalina, si ottiene una vera e propria “resurrezione” del depresso, nel quale vengono colmati il vuoto della mente e le lacune della speranza.

Ci piace ricordare che Pitagora, pur non sapendo nulla di biochimica del cervello, rifiutava di mangiare carne sia per motivi etici sia per allontanare le pulsioni violente e conservare la serenità d’animo che lui prediligeva; la stessa astensione viene praticata da monaci buddisti e da yogi indiani, dediti alla vita meditativa. Per costoro, la carne provoca angoscia e agitazione ed è quindi da bandire.

Al contrario, l’alimentazione ricca di carne è utilizzata in situazioni particolari in parte già ricordate; sono quelle situazioni che si basano sulla valorizzazione della forza fisica, dell’azione violenta, forse un triste retaggio, duro a morire, dei nostri tempi preistorici, quando l’uomo fu cacciatore per necessità. Ne va dimenticato che i potenti ci tenevano a manifestare la loro pretesa superiorità con un carnivorismo convinto, in quanto, secondo loro, la carne, simbolo alimentare della violenza, costituire l’irrinunciabile distintivo dei forti.

Del resto, simbologia a parte, per mangiare carne occorre che in precedenza ci sia stato un atto violento culminato nell’uccisione dell’animale che ha fornito quella carne; chi ha esercitato quella violenza è risultato vincitore e l’animale ucciso è stata la vittima, il vinto.

Pertanto, essendo

IL CONSUMO DI CARNE BASATO SU UN ASSASSINIO, TALE CONSUMO NON PUO’ CHE ESSERE ASSOCIATO ALLA VIOLENZA E ALLA FORZA BRUTA. AL CONTRARIO, IL VEGETARISMO RICHIAMA LA STABILITÀ , LA TRANQUILLITÀ, LA SERENITÀ DEL MONDO VEGETALE CHE, NELLA SUA POSSENTE IMMOBlLITÁ, TRAE DALLA TERRA VITA E FORZA PER FARNE DONO ALL’UMANITÀ.

Oggi la neurobiologia, della quale ci siamo occupati nei precedenti stelloncini, consente di interpretare scientificamente pulsioni ed effetti di diete orientate in direzioni diverse e di proporre utili correttivi ai comportamenti che ne derivano.

Neurotrasmettitori come la noradrenalina e la serotonina sono protagonisti di primo piano nella determinazione del nostro comportamento ed abbiamo cercato di dimostrarlo.

Ma la neurobiologia non finisce più di sorprenderci giacché gli studi relativi sono alquanto recenti e continuano con nuove, molteplici ed interessanti rivelazioni, che si succedono rapidamente e alle quali si stenta a tener dietro.

Si è scoperto, per esempio, che alcune molecole di cui il cervello si serve per comunicare (per questa ragione si chiamano “neurotrasmettitori”) funzionano invece come ormoni quando agiscono in un altro organo; la stessa cosa si può dire di alcuni prodotti del sistema immunitario, come la interleuchina-6.

La più recente scoperta riguardante il campo d’azione dei neurotrasmettitori ci viene (“Corriere della sera” del 12/12/1994) dall’Università di Harvard, dove il prof. Michel Arold e l’ equipe dei suoi collaboratori sono riusciti finalmente a dare una soddisfacente risposta scientifica alla seguente questione. Tutti sanno che il caffé é una bevanda eccitante, da evitare la sera tardi perché generalmente la caffeina contenuta provoca insonnia. E’ tuttavia noto che alcune persone prendono il caffè, invece, proprio per addormentarsi. II quesito era: per queste persone come mai il caffé agisce da sonnifero e non da eccitante?

Orbene, Arold ha qimostrato che ciò è dovuto al fatto che

IL CAFFÈ ACCENTUA LA LIBERAZIONE NEL CERVELLO DEL NEUROTRASMETTITORE SEROTONINA, CHE INDUCE IL SONNO.

Chissà quante altre questioni di fisiologia e di parafisiologia rimaste sinora senza risposta verranno spiegate proprio dalla neurobiologia!

A conferma di quanto fin qui detto deve essere segnalato l’esito di una indagine sulle conseguenze dell’uso congiunto di carne e zucchero industriale (citiamo il caso che più frequentemente occorre: hamburger, bevande dolci e snacks), comunemente praticato da moltissimi giovani americani. Ebbene, il comportamento di tali giovani è soggetto ad alterazioni caratterizzate da instabilità e da aggressività. Questa sindrome è stata chiamata “Young food disease”, cioè sindrome dei ‘cibi di scarto per giovani”.

Editato da Marco Giai-Levra (https://marcogiailevra.wordpress.com)

L’effetto delle Proteine della Carne sul Comportamento Umano, a cura del Prof. Armando D’Elia

L’effetto delle Proteine della Carne sul Comportamento Umano

Prof. Armando D’Elia – editato da Marco Giai-Levra (https://marcogiailevra.wordpress.com)

Sesto Congresso Vegetariano Europeo – Bussolengo, Italia, 21-26 Settembre 1997

Prof. Armando D’Elia

Naturalista, chimico, studioso di dietetica vegetariana (Comitato Scientifico AVI)

Moltissimi sono gli animali che forniscono all’uomo le proteine della loro carne a scopo alimentare. Tali proteine creano indubbiamente nell’uomo aggressività, violenza, odio e insensibilità morale: si può pertanto affermare che la carne influisce negativamente sul comportamento umano. Al contrario, il vegetariano crea le basi per un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, socievolezza e condivisione. Oggi, le affermazioni e le intuizioni di grandi uomini contrarie al ricorso alle proteine della carne possono avvalersi anche della chimica dei neurotrasmettitori e della neurobiologia, discipline scientifiche che spiegano come, e per effetto di quali alimenti, si creano determinati comportamenti nell’uomo. Conseguentemente, noi possiamo oggi operare con accresciuta sicurezza delle scelte consapevoli tra i vari cibi, preferendo alcuni ed evitando altri. Occorre, fra l’altro, respingere l’affermazione che la violenza é insita nella natura umana: nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea.

Conseguenze delle proteine della carne sul comportamento umano

Le proteine animali indicate commercialmente come “carne” sono quelle del tessuto muscolare di vertebrati terricoli i cui cadaveri l’uomo utilizza a scopo alimentare. In particolare si tratta di bovini: (bue, bufalo, bisonte); cervo, capriolo, daino, renna; cammello, alce, dromedario; capra, pecora; asino, cavallo; lepre, coniglio; riccio di terra, ippopotamo, canguro, suini (maiale, cinghiale, ecc.). L’uomo utilizza, a scopo alimentare, anche la “carne” di vertebrati non terricoli: quelle dei pesci (il pesce, non dimentichiamo, é “carne di pesce”) e di altri animali acquatici (balena, rana), nonché le carni di uccelli (pollame, anatra, tacchino, struzzo, cacciagione varia). Ma l’uomo che mangia carne infierisce, uccidendoli e poi mangiandoli, su molti animali invertebrati, come: molluschi (polpo, seppia, calamaro, patella, chiocciola, ostrica, mitilo, dattero di mare, cardio, manicaio, cappa lunga, folode, sigaro di mare, vongola). Crostacei (gambero di fiume, gambero di mare, aragosta, scampo, gammano, granchio di mare, cancro, squilla, mala, grancevola). Echinodermi (riccio di mare, trepang-oloturia).

Le proteine animali indicate commercialmente come “carne” sono quelle del tessuto muscolare di vertebrati terricoli i cui cadaveri l’uomo utilizza a scopo alimentare. In particolare si tratta di bovini: (bue, bufalo, bisonte); cervo, capriolo, daino, renna; cammello, alce, dromedario; capra, pecora; asino, cavallo; lepre, coniglio; riccio di terra, ippopotamo, canguro, suini (maiale, cinghiale, ecc.). L’uomo utilizza, a scopo alimentare, anche la “carne” di vertebrati non terricoli: quelle dei pesci (il pesce, non dimentichiamo, é “carne di pesce”) e di altri animali acquatici (balena, rana), nonché le carni di uccelli (pollame, anatra, tacchino, struzzo, cacciagione varia). Ma l’uomo che mangia carne infierisce, uccidendoli e poi mangiandoli, su molti animali invertebrati, come: molluschi (polpo, seppia, calamaro, patella, chiocciola, ostrica, mitilo, dattero di mare, cardio, manicaio, cappa lunga, folode, sigaro di mare, vongola). Crostacei (gambero di fiume, gambero di mare, aragosta, scampo, gammano, granchio di mare, cancro, squilla, mala, grancevola). Echinodermi (riccio di mare, trepang-oloturia). Tale prelievo di proteine dal mondo animale costituisce una autentica carneficina, che non solo non è necessaria, non solo è eticamente riprovevole, ma che é anche apportatrice di stati patologici fisici, dovuti alla conseguente tossiemia (sino al cancro) e psichici (a causa dell’aggressività che induce nel comportamento). Di solito si intende per “carne” il tessuto muscolare (sempre contenente dei grassi “saturi”, cioè della peggiore qualità). Ma mangia carne anche chi mangia il fegato o le cosiddette “animelle” (pancreas, timo e ghiandole salivari) o il rene (rognone) o il cervello, organi non costituiti da tessuto muscolare; così pure mangia carne chi mangia la cosiddetta “trippa” (che è una parte del complesso stomaco dei ruminanti), oppure gli “insaccati”, come la coppa, il cotechino, la mortadella, il prosciutto, il salame, i1 würstel, lo zampone, ecc. Così ancora, mangia carne chi consuma la lingua o i muscoli della coda di bovini, oppure salciccia o bresaola o pancetta, ecc. E mangia carne anche chi mangia il caviale, la bottarga o (come in Cina) la carne di cane, o la cosiddetta “corata” o la “pagliata”.

Insomma, uno spaventoso massacro, un autentico grande olocausto

Questo immane prelievo, a scopo alimentare, di proteine dal mondo animale influisce profondamente sul comportamento umano. In linea generale, in condizioni di vita naturale, gli animali carnivori sono feroci e aggressivi, mentre quelli non carnivori sono pacifici e socievoli. Un’altra facile constatazione: la graduale riduzione dell’aggressività dell’uomo a misura che esso passa da una dieta comprendente molta carne a una dieta che esclude i cibi iperproteici e in particolare la carne. È noto anche che i cani, sebbene in natura siano carnivori, se si vuole che montino con efficacia la guardia e aggrediscano persone a loro sconosciute, debbono essere alimentati con razioni di carne superiori al normale. Analogamente, se si vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni belliche molto rischiose, occorre dar loro abbondanti razioni di carne, utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività, violenza e insensibilità morale; nell’Iliade di Omero si narra di festini a base di carne, ai quali prendevano parte i guerrieri, tra una battaglia e l’altra.

Seneca faceva notare che tra i mangiatori di gran quantità di carne si annoverano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra hanno un comportamento mite.

Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l’orso, se era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva oltremodo irrequieto e pericoloso.

Si può quindi affermare che l’igiene fisica é anche igiene mentale, come sosteneva J. Dalemont, descrivendo la storia dell’alimentazione umana nel suo lavoro “Manuale d’igiene mentale”.

È nota l’espressione “la carne mi dà la carica”, usata da chi vuole giustificarne l’uso alimentare, dato che questa società, basa suÌla competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza e sull’arrivismo, esige dall’individuo una grinta aggressiva che permetta di farsi strada (é nota la frase “struggle for life”).

È nota l’espressione “la carne mi dà la carica”, usata da chi vuole giustificarne l’uso alimentare, dato che questa società, basa suÌla competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza e sull’arrivismo, esige dall’individuo una grinta aggressiva che permetta di farsi strada (é nota la frase “struggle for life”).

E non é un caso che questi due grandi pensatori siano stati vegetariani. Il Beccari, fra l’altro, è lo scopritore del glutine e della isovalenza tra le proteine vegetali e quelle animali. L’uomo non é un semplice tubo digerente da riempire con cibi vari. L’uomo é un essere pensante, il cui cervello é un organo che, come tutti gli altri organi del corpo, deve essere nutrito con il materiale che occorre al suo metabolismo e che gli porta la corrente sanguigna. E poiché noi oggi mangiamo in gran parte cibi prodotti dalle industrie alimentari, vendute solo a scopo di profitto e non tenendo in alcun conto le nostre autentiche necessità alimentari naturali, si può affermare che, come la medicina ufficiale é condizionata e finanziata dall’industria farmaceutica, così la cosiddetta “scienza dell’alimentazione” é completamente nelle mani dell’industria chimica del cibo.

Tale industria, in notevole parte, cerca di smerciare autentici “cibi-spazzatura”, soprattutto quelli a base di proteine della carne, servendosi anche del potente ausilio dei mass-media. Succede, quindi, che un’accettazione acritica di tali attività degli industriali alimentari, si traduce inevitabilmente, sul piano pratico, in comportamenti violenti nei riguardi dei nostri simili e degli altri esseri viventi, a causa dell’aggressività indotta dal cibo cadaverico. Già il grande Giovenale (Satira X,512) circa venti secoli fa aveva sentenziato, con una massima eterna, la stretta dipendenza della sanità della mente da quella del corpo: “Mens sana in corpore sano”.

La mente, quindi, non può essere sana se non é sano il corpo, il che, in termini pratici, significa che occorre dare alla salute del corpo la priorità essendo essa “conditio sine qua non” per la salute mentale. Molto più tardi, nel XVII secolo, un’altra voce autorevole, quella del filosofo inglese John Locke, nella sua opera “Pensieri sull’educazione” (1693) sottolineava la validità dell’assioma di Giovenale, cioè la dipendenza della sanità della mente da quella del corpo.

Da quanto precede deriva la grande importanza del vegetarismo (nella accezione, beninteso, derivante da una giusta valutazione dell’origine etimologica del termine) il quale, disintossicando il corpo, purifica anche il sangue che nutre il cervello; il pensiero, di conseguenza, si fa più lucido e penetrante, ne consegue una vera e propria “dilatazione della mente”, aumenta la capacità di autocontrollo e la resistenza al lavoro intellettuale e a quello fisico e si instaura un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, disponibilità al dialogo sereno, alla ricerca di soluzioni pacifiche delle vertenze, all’amore, alla socievolezza, alla condivisione.

L’attività elettrica del cervello, rivelata elettroencefalograficamente (EEG), ha evidenziato che l’alimentazione vegetariana induce il cosiddetto “ritmo alfa”, che é espressione di uno stato di rilassamento neuromuscolare non solo del cervello, ma di tutto l’organismo. Leadbeater sostiene che tale indagine scientifica comprova la benefica azione del vegetarismo sul comportamento, in quanto vi apporta una sensazione di benessere “analogo allo stato di meditazione sulle realtà più profonde”.

Ecco perché gli uomini più intelligenti, più colti, più aperti, più tolleranti del mondo, di tutti i tempi, si annoverano tra i vegetariani, in tutti i campi dello scibile: nelle scienze, nella filosofia, nell’arte, nella letteratura, nella medicina, ecc.

È ovvio, quindi, che se il sangue che nutre il cervello vi porta i cataboliti della carne, la fisiologia cerebrale ne resterà influenzata e il comportamento, invece, sarà caratterizzato – ripetiamo – da intolleranza, tendenza alla litigiosità e all’aggressività: al posto dell’amore, l’odio; al posto della convivialità e della unione, la separazione, l’annullamento della socialità, la violenza. L’uomo é, così, cacciato nella asocialità e in un feroce individualismo. È quel che vuole il potere: “Divide et impera!” Ecco perché il potere (che sa manovrare l’arma alimentare per influire, con essa, sul comportamento umano e orientarlo verso ciò che fa più comodo ai detentori del potere) fa di tutto per indurci a mangiare cibi morti, avvelenati e quindi intossicanti, soprattutto la carne. Il bersaglio è infatti, in ultima analisi, il cervello, che si vuol rendere incapace di capire. In conclusione, mentre il vegetarianesimo favorisce le più eccelse facoltà cognitive, i carnami deprimono tali attività cognitive, esaltando, invece, comportamenti dannosi all’individuo e alla società, e aumenta, di conseguenza, la quantità di serotonina che può ottenersi. Invece, un pasto ricco di proteine della carne riduce la presenza di triptofano nel cervello e, conseguentemente, determina uno stato di aggressività, di ansia, di propensione alla lotta. La scelta degli alimenti influenza, quindi, il comportamento e le emozioni.

Quanto ci dice il dott. Rossi ha trovato conferma sperimentale da parte di John Fernstrom e Richard Hurthman, biologi del Dipartimento della Nutrizione e delle Scienze Alimentari del Massachusetts Institute of Tecnology.

La serotonina si é pertanto meritata l’appellativo di “sonnotonina”, a causa della sua particolare capacità di produrre sonno. Da parte di alcuni “nutrizionisti” contrari al vegetarismo (per vari motivi, leciti o inconfessabili) si cerca di sostenere che l’aggressività non é determinata dalle proteine della carne, ma sarebbe insita nella natura umana; affermazione assurda, giacché nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea. Il noto antropologo prof. Luigi Lombardi Satriani ci dice al riguardo: “È un alibi rinviare l’aggressività alla natura; un alibi che la nostra società cerca di fornire a sé stessa per scaricarsi di molte responsabilità”. In realtà, nessun uomo nasce “cattivo”. Se così fosse, l’aggressività sarebbe universale, cosa che l’antropologia smentisce. Sono esistite, ed esistono ancora, società che hanno sviluppato culture assolutamente non violente. Per esempio, certe tribù dell’Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa in Venezuela, hanno costruito una società molto pacifica, volta alla cooperazione, non c’é traccia di aggressività nell’educazione dei loro bambini e i giochi infantili rispecchiano l’equilibrio del sistema: sono fatti di danze, canti, amore. L’odio è sconosciuto ed è risaputo che queste popolazioni sono vegetariane. Quale migliore prova che l’alimentazione forgia il carattere?

Non va dimenticato che i potenti ci tenevano a manifestare la loro pretesa “superiorità” praticando ed esibendo un carnivorismo deciso poiché, secondo loro, la carne, simbolo alimentare della violenza, doveva rappresentare l’irrinunciabile distintivo dei forti. Ma per mangiare carne occorre che in precedenza ci sia stato un atto violento culminato nell’uccisione di un animale; quindi il consumo di carne, essendo basato su un assassinio, non può che essere associato alla violenza e alla forza bruta. Al contrario, il vegetarismo richiama la stabilità, la tranquillità, la serenità del mondo vegetale che, nella sua possente nobiltà, trae dalla madre terra vita e forza per farne dono all’umanità. Il prof. Carlo Sirtori, noto clinico e scienziato, ha messo giustamente in luce che il ricorso alle proteine della carne da parte dell’uomo crea aggressività perché nella carne il calcio e il fosforo sono presenti nel rapporto di 1 parte di calcio contro 50 di fosforo. Mangiando carne, si introduce quindi un eccesso di fosforo, innaturale per l’uomo, nel cui latte il rapporto calcio/fosforo é di 2 ad 1. “Questo fatto- commenta Sirtori- comporta una caduta del tasso di calcio, con conseguente instaurazione, nel comportamento umano, di irritabilità e aggressività, che nei bambini può provocare delle crisi convulsive”.

Nel 1992 ai marines americani che si preparavano a entrare in azione durante la famosa “Guerra del Golfo” furono fatti pervenire, in aggiunta alle “normali” e già abbondanti razioni di carne, 50.000 tacchini. Motivo: “Sono soldati e devono mangiare molta carne”. In altri termini: “Devono aggredire e la carne serve per renderli aggressivi”. Termino questo mio intervento citando la nota frase del fisiologo Jacopo Moleschott, che conferma l’aggressività indotta dalla carne: “L’irlandese, finché si nutrirà di patate, sarà sottomesso dall’inglese che mangia beef-steak e roast-beef”.

– i testi e le traduzioni sono stati forniti dall’Associazione Vegetariana Italiana (AVI)

Editato da Marco Giai-Levra (https://marcogiailevra.wordpress.com)